Nei paesi musulmani radicalizzati la religione è politica e fa giurisprudenza, ne conseguono impiccagioni di omosessuali e lapidazioni di donne ritenute fedifraghe o irrispettose delle leggi. Voglio ricordare Armita, ragazza di 16 anni recentemente picchiata a morte a Teheran e deceduta dopo 28 giorni di coma, solo perché non portava il velo. In Italia, come sostanzialmente negli altri paesi democratici, la religione non dovrebbe interferire nella politica di Stato. Il condizionale è d’obbligo, viste le periodiche esternazioni del vescovo di Ferrara. Vale la pena allora ricordare all’alto prelato, che i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica furono sanciti dai Patti lateranensi stipulati l’11 febbraio 1929 tra il regno d’Italia e la Santa Sede, resi esecutivi in Italia con la legge 810 del 27 maggio 1929 e sottoposti a revisione nel 1984. Si compongono in tre parti: Trattato, Convenzione finanziaria e Concordato. Nel primo si definiscono i rapporti nel piano del diritto internazionale tra Stato italiano e Santa sede mentre il Concordato disciplina i rapporti tra Stato italiano e confessione cattolica. In sintesi si sancisce che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Eventuali ingerenze politiche sono quindi da considerarsi come intromissione di uno Stato sovrano verso un altro Stato sovrano. Ciò detto, fossi nel vescovo, più che del numero di migranti in Italia mi preoccuperei del numero di fedeli nelle nostre chiese.
* Mauro Malaguti, deputato di Fratelli d’Italia