"Ecco i due macellai". La voce di Natalino Buzzi, padre di Davide, ucciso a 43 anni tra le mura del Big Town, irrompe nell’aula di tribunale nella quale ieri è iniziato il processo per l’orrore di quella maledetta notte. ll tribunale è ‘blindato’ sin dal primo mattino. Si preannunciava una giornata non semplice. E qualche attimo di tensione c’è stato, proprio all’inizio dell’udienza, quando Giuseppe e Mauro Di Gaetano, padre e figlio imputati per aver ucciso Buzzi e ferito il 22enne Lorenzo Piccinini al culmine di una lite scoppiata nel locale, hanno preso posto davanti alla corte d’Assise. Fisico imponente e pugni piantati sulla balaustra che separa i banchi delle parti processuali dallo spazio dedicato al pubblico, Buzzi padre attende di guardare per la prima volta in volto le due persone accusate dell’omicidio del figlio. E, appena li vede entrare e prendere posto accanto ai propri avvocati, sbotta. Un’intemperanza subito stoppata dall’intervento del presidente della corte d’Assise Piera Tassoni che lo redarguisce, intimandogli di mantenere un contegno adeguato, pena l’allontanamento dall’aula. "È la prima volta che li vedo – così Natalino rivolto al giudice –: mi faccia sfogare". Sono le ultime parole che pronuncerà, rimanendo poi in silenzio per tutto il resto dell’udienza, immobile con lo sguardo verso gli imputati, seduti qualche metro più avanti. Ma è fuori dall’aula, a margine dell’udienza, che l’uomo si lascia andare ad alcuni commenti. Il tono è fermo e, al di là dell’agghiacciante dinamica dei fatti, la voce è quella di un padre che ha perso un figlio in maniera cruenta. "Non cerco vendetta, cerco giustizia – è la premessa –. Sono qui perché li voglio vedere in faccia (i Di Gaetano, ndr) e voglio capire perché hanno fatto quello che hanno fatto. Quante famiglie hanno rovinato? E per cosa? Quello che mi dispiace – scandisce – è che sui giornali non siano mai comparsi i loro volti, ma sempre e solo quello di mio figlio". Su quanto accaduto quella maledetta sera ha una sua visione. "Se Davide avesse voluto fare qualcosa non sarebbe certo andato alle 23 – spiega –. Loro erano preparati. Certo, mio figlio ha commesso degli errori, tutti ne commettiamo – aggiunge non nascondendo i propri trascorsi con la giustizia –, ma ciò non significa che si debba arrivare a uccidere". Di vendetta, Natalino Buzzi non vuole sentire parlare. "Di cosa mi dovrei vendicare – afferma rispondendo alla domanda con una domanda –? Dovrei complicare le cose? Vorrei solo che venissero condannati per quello che hanno fatto. Tutti possono commettere degli sbagli – ribadisce –, ma non si può arrivare al punto di ammazzare".
Notte di sangue. Il processo per l’omicidio del Big Town si è aperto a poco più di un anno dal delitto. Era il primo settembre del 2023. Secondo l’impianto accusatorio, Buzzi e Piccinini si presentarono al locale con una tanica di benzina, chiedendo soldi al gestore. All’origine dei problemi tra il 43enne e Di Gaetano c’era la morte di Edoardo Bovini, figliastro della vittima, deceduto proprio davanti al bar di via Bologna dopo aver assunto cocaina. Una tragedia per la quale, in qualche modo, la vittima attribuiva responsabilità al barista, nonostante quella sera non fosse nemmeno a Ferrara. L’ingresso dei due nel locale scatenò la violenza, ben presto sfociata nell’uccisione di Buzzi e nel ferimento di Piccinini. Padre e figlio furono arrestati per omicidio e tentato omicidio. Il 10 giugno sono comparsi davanti al gip Danilo Russo per l’udienza preliminare. Per entrambi è stato disposto il rinvio a giudizio, con prima udienza appunto ieri. Davanti al gup era comparso anche Piccinini (assistito dall’avvocato Giampaolo Remondi, che rappresenta anche la figlia minore di Buzzi parte civile nel processo), nella duplice veste di persona offesa e imputato di tentata estorsione ai danni dei Di Gaetano. Per quest’ultima contestazione il giudice ha accolto l’istanza di rito abbreviato, con udienza il 14 novembre.
Federico Malavasi