NICOLA BIANCHI
Cronaca

Il nostro podcast su Willy, un sospettato ‘perfetto’. “Che errore su Forzati, perso tempo prezioso”

Il diciottenne Branchi fu ucciso e abbandonato per strada a Goro. Online e sulle piattaforme la seconda puntata sul giallo Antonino Monteleone (Le Iene): "Questa storia maledetta ha tutto"

A sinistra una delle cassette postali messe dal fratello di Willy per raccogliere segnalazioni; a destra la cover del podcast di Nicola Bianchi che uscirà in 8 puntate ogni martedì

A sinistra una delle cassette postali messe dal fratello di Willy per raccogliere segnalazioni; a destra la cover del podcast di Nicola Bianchi che uscirà in 8 puntate ogni martedì

Ferrara, 3 giugno 2024 – Un viaggio in otto puntate tutte da ascoltare, da quella notte maledetta del 29 settembre 1988 fino all’ultimo giro di boa, all’ultima (e forse) decisiva svolta. Un podcast, ’Willy Branchi, l’ultima verità’ (di Nicola Bianchi, con la supervisione del vicedirettore del Resto del Carlino Valerio Baroncini e la regia di Marco Santangelo) che ripercorre tutte le tappe dell’omicidio di Vilfrido Luciano Branchi, 18 anni, il cui cadavere nudo e martoriato venne trovato sotto il cartello di Goro 36 anni fa. Un caso ancora irrisolto. Da domani sui nostri canali web (di QN e Resto del Carlino) e su tutte le principali piattaforme (Spotify, Youtube e altre) potrete ascoltare la seconda puntata del podcast ricco di interviste, molte delle quali dai contenuti esclusivi, e notizie mai emerse.

Protagonista principale della seconda puntata sarà Valeriano Forzati, l’ultima persona vista in compagnia di Willy la notte del 29 settembre 1988. Unica, poi, fino a oggi ad essere processata per l’omicidio, poi assolta. Saranno numerosi i ricordi del ’Colonnello’, come Forzati era chiamato, «uno che faceva paura solo a guardarlo». Forzati quattro mesi dopo la morte di Willy, compì la strage del night club Laguna Blu con quattro vittime. Tra i vari contributi nel corso delle puntate potrete ascoltare anche quello del giornalista delle Iene Antonino Monteleone che si è occupato a lungo del caso Branchi. Ieri lo abbiamo intervistato.

Il giornalista Antonino Monteleone si è occupato del caso di Willy Branchi
Il giornalista Antonino Monteleone si è occupato del caso di Willy Branchi

Antonino, come hai conosciuto la storia di Willy?

"Era estate, stavo sfogliando un giornale quando mi è comparso il faccione di Willy e mi ha incuriosito l’articolo. Subito l’ho condiviso con Riccardo Spagnoli, il regista che con me ha lavorato al caso per le Iene , e siamo rimasti impressionati dalla storia. Immediatamente l’ho proposta al capo autore e siamo partiti".

Impressionato da cosa?

"Da come è stato assassinato, dal mistero, dal luogo in cui il corpo venne lasciato, sotto il cartello di Goro, un messaggio in stile paramafioso. E dal ruolo di don Tiziano Bruscagin, l’ex parroco del paese".

A proposito di quest’ultimo, che idea ti sei fatto?

"Sentendo la telefonata registrata con il Carlino , che permise di riaprire l’inchiesta nel 2014, capii che in lui vi era un gran tormento. Di don Tiziano mi prendo tutto ciò che c’è di buono. Incontrandolo di persona, poi, ho percepito l’odore del suo tormento. Un uomo che ha visto da vicino l’orrore dell’omicidio ma allo stesso tempo anche la parte sana della comunità gorese. Don Tiziano diventa l’istituzione attenta, se fosse stata una persona data al male non avrebbe mai parlato. Dico comunque, meglio il parroco che il sindaco...".

Spiegati meglio.

"Mi chiedo: c’è un nome emerso, tra le istituzioni laiche, che abbia mai fornito un contributo alla vicenda? L’Arma dei carabinieri, nei mesi scorsi, è venuta fuori con un appello che mai, prima d’ora, avevo sentito in un caso di cronaca".

L’Arma che ha fatto, e sta facendo, di tutto per arrivare a capo della vicenda sentendo oltre 200 testimoni.

"Esatto. E mi chiedo: tra le altre istituzioni chi l’ha aiutata?".

Nella seconda puntata del podcast ’Willy Branchi, l’ultima verità’, nel quale ci sono anche tuoi interventi, il protagonista sarà Valeriano Forzati. Il killer perfetto, secondo il tuo punto di vista?

"La figura tipica che attrae e interessa i media, un esempio classico di quando si canta vittoria troppo presto, come nel ciclismo quando alzi le braccia a pochi metri dal traguardo e vieni superato al fotofinish. La fretta porta sempre all’errore. Forzati era la figura perfetta dell’assassino, il pluripregiudicato, lo spaccone, il cattivo, l’amico di Maniero. Focalizzandosi totalmente sulla sua figura all’inizio, credo si sia perso tanto tempo prezioso. E non vorrei...".

Cosa?

"Che qualcuno gliela volesse fare pagare e abbia usato l’omicidio di Willy come pretesto".

Si è sempre detto che il delitto di Willy fosse ritenuto di serie B. Sei d’accordo?

"Eccome. La sua famiglia venne trattata come tale. Se Willy fosse stato figlio di un notaio, di un magistrato, di un grande imprenditore dell’Emilia Romagna, e non di due persone semplici di un paese, come Goro sono certo che l’indagine avrebbe preso un altro ritmo. E permettimi un’altra cosa".

A che pensi?

"Oggi si parla tanto di intelligenza artificiale, i media poi, soprattutto quelli cartacei, sono massacrati dai tagli. Bene, se non ci fosse giornalismo di qualità nei territori, queste storie non verrebbero mai alla luce".

Hai sempre detto che tra tutti i casi che hai trattato, questo è da podio. Perché?

"Con Riccardo Spagnoli, siamo partiti da zero, non conoscevamo la storia, siamo rimasti a Goro un mese. Questa storia maledetta ha tutto".

Senti ma... chi ha ucciso Willy?

"Qualcuno che non poteva sopportare il rischio che, con il suo modo goffo, Willy si facesse scappare qualcosa".

Willy fa ancora paura oggi?

"Sì. Il segreto di questo omicidio è un segreto molto più grande e riguarda tante persone".