NICOLA BIANCHI
Cronaca

Il monumento storico: "La Pieve di San Giorgio rischia di affondare"

Sommerso da mezzo metro d’acqua anche l’edificio costruito nel 567. Il parroco: "È il primo simbolo della cristianità". Guai pure per il Museo.

Il monumento storico: "La Pieve di San Giorgio rischia di affondare"

Sommerso da mezzo metro d’acqua anche l’edificio costruito nel 567. Il parroco: "È il primo simbolo della cristianità". Guai pure per il Museo.

L’acqua gorgoglia nel letto di acqua e fanghiglia. Una lepre attraversa spaesata il cemento di via Cardinala, unico spazio rimasto asciutto e calpestabile. Il paradiso di erba, alberi e panchine del parco della Pieve di San Giorgio non esiste più. Inghiottito dalla forza dell’Idice che sabato ha strappato il suo originario percorso creando danni immani e ’mangiandosi’ oltre mille ettari di terreni nell’Argentano. In poche ore sono stati spazzati via i sacrifici di una vita intera. Come quelli di Enrico Lateniesi, che lo scorso anno aveva acquistato il bar ’Più o meno’ nel cuore del parco, o dei soci dell’Agrilocanda Val Campotto. "Tutto da buttare". Storie che vi abbiamo raccontato ieri alle quali ora, tristemente, se ne affiancano altre a partire proprio dal piccolo santuario della Pieve di San Giorgio, finito sott’acqua per quasi mezzo metro. Un patrimonio storico e culturale per il Ferrarese e per l’intera Emilia Romagna che adesso rischia fortemente di essere gravemente danneggiato come spiega don Fulvio Bresciani con un filo di voce: "Già nutrie e istrici, scavando tane sotterranee, avevano provocato danni importanti alla Pieve, ora se quei buchi si riempiono di acqua, la struttura può affondare. La Pieve ha un’importanza pazzesca, è un bene culturale per tutta l’umanità. Nell’ultimo anno abbiamo avuto centinaia di visitatori".

Lo storico Andrea Agnello nel Liber Pontificalis Ecclesia Ravennatis ne tramanda la data di costruzione attorno al 569-570 d.C. Data che fa della Pieve il monumento più antico – o tra i più antichi – della provincia di Ferrara e, insieme, il sito più indagato nel territorio argentano, per la rilevanza religiosa e culturale. "La prima testimonianza cristiana di questi territori – riprende il parroco di Argenta –, dentro abbiamo ancora un altare marmoreo in stile bizantino e resti di affreschi del XII secolo. Per non parlare del portone in marmo, risalente al 1122".

Il rischio adesso è che l’acqua – che rimarrà per giorni – si impregni nei mattoni e li sbricioli piano piano, così pure l’umidità con gli affreschi. "L’intonaco si potrebbe staccare, in questo modo si perderebbe un pezzo della nostra storia. Sarebbe un disastro – riprende don Bresciani –, non ci resta che aspettare che il tutto defluisca, poi vedremo le condizioni all’esterno e soprattutto all’interno. Il fuoco brucia, ma puoi ricostruire, mentre con l’acqua tutto diventa molto più difficile. Anche perché l’edificio rischia di sprofondare".

Se la povera Pieve è in condizioni molto critiche, la situazione del vicino Museo delle Valli non è certamente più roseo. Anche qui l’acqua ha avvolto tutto. "Oggi – spiegavano da Soelia – cercheremo di fare un sopralluogo con i tecnici". Solo allora sarà possibile fare una prima stima dei danni, cosa si può ripristinare e cosa, invece, da buttare. L’unica buona notizia è che le piene ormai sono alle spalle, il sindaco Andrea Baldini ieri faceva sapere che "sono in corso le riparazioni dell’Idice nei due punti in cui si è rotto". Proprio da qui è nato il disastro.