
Il granchio blu a fuoco lento Dalla sagra al menù dei ristoranti, il killer delle vongole è servito
"Sono mesi che lo propongo ai turisti e devo dire che piace. Lo faccio al vapore, con il sughetto di pomodoro. Sì, a tavola viene apprezzato". E’ questa l’ultima frontiera della lotta al granchio blu, dove non riescono i pescatori forse potranno avere successo i titolari dei ristoranti. Per ora un’impresa impossibile in quella che sembra un’inarrestabile invasione sotto il filo delle onde. L’ha messo nel menù il killer del mare Erik Scabbia, 60 anni di San Giorgio di Piano (Bologna). E’ da alcuni anni lui al timone del faro di Goro, installazione costruita del 1950 che ha fatto rinascere dalle ceneri dopo aver vinto nel 2017 l’asta dello Stato sbaragliando l’agguerrita concorrenza di altri 17 imprenditori. Lì ha creato un’oasi per i turisti, lì ha aperto le porte del ristorante. "Lo vado a comprare al mercato di Chioggia – precisa – gli esemplari più grandi costano tra i 6 e gli otto euro; quelli più piccoli intorno a 5 euro. I turisti leggono sui giornali dell’invasione dell’’alieno’, sono incuriositi. E lo ordinano". Nella sagra di Goro, taglio del nastro il 18 agosto, sbarcherà tra i tavoli in due versioni. Pennette al granchio blu e gratinato. Così Goro, il paese che tanti danni ha subito per colpa di questo crostaceo, adesso se lo mangia. Denny Lodi Rizzini è lo chef di Makorè, ristorante in via Palestro a Ferrara con annessa pescheria. E lui a dettare la ricetta.
"Si chiama – spiega – Canatella di Granchio blu, ed è un omaggio ai nostri cannelloni ed alla tagliatella. Abbiamo unito tradizione e modernità". Ingredienti conditi da un pizzico di amore per il mare. Coldiretti ci crede: "Se verrà realizzata una filiera che arriva fino alla tavola dei ristoranti potremmo dare un contributo rilevante alla lotta a questa alieno".
Mario Bovenzi