Bendin
Una cosa possiamo dirla, senza prendere parte alla consueta gazzarra: che il governo Meloni abbia scelto Ferrara per un Cpr non è propriamente nè un regalo nè un’opportunità. L’arcivescovo auspica
"una città dell’inclusione e dell’accoglienza" e fa il suo mestiere: la politica, però, dovrebbe lavorare per far nascere nuove imprese, per dare lavoro, per offrire uno sviluppo ai giovani, per evitare la morte dei negozi, per far crescere culturalmente
la comunità, per risolvere i problemi di traffico che immobilizzano Ferrara e per collegarla con le aree del Paese maggiormente sviluppate. Dal governo, insomma, Ferrara avrebbe potuto ottenere ben di più e ben di meglio che non l’ipotesi - perché di un’ipotesi al momento, si tratta - di un centro in cui vengono detenute le persone che non hanno un permesso di soggiorno valido per rimanere in Italia, in attesa di essere espulse, in uno stato di disagio umano e sociale.
E’ vero che l’individuazione dell’ex aeroporto militare dipende da una scelta tecnica ma una domanda sorge spontanea: conta davvero politicamente così poco la nostra provincia se nemmeno un governo amico ha ritenuto di lavorare affinché tale scelta potesse ricadere altrove? Se questo Cpr verrà fatto, si spera almeno che tra il governo locale e Roma si apra una trattativa per mettere in campo misure risarcitorie a favore di un territorio tra i più deboli e depressi del Nord. Altrimenti saranno certificati il fallimento della politica e la condanna
di Ferrara alla irrilevanza.
Quanto alla sinistra che sbraita, sarebbe opportuno ricordasse due cose: 1) il fallimento delle politiche migratorie che anche lei ha messo in campo quando è stata al governo; 2) i centri per la detenzione dei migranti irregolari esistono con nomi e forme diverse da trent’anni. Furono introdotti nel 1995 da un decreto-legge del governo Dini che, non convertito, ispirò la legge Turco-Napolitano (1998) e la Bossi-Fini. Fu infine il governo Gentiloni, nel 2017, con Marco Minniti ministro dell’Interno, ad istituire gli attuali Cpr, triplicandone la capienza. Il governo Meloni, infine, ne ha ampliato la rete.