NICOLA BIANCHI
Cronaca

Il caso in una scuola Media. L’accusa: "Così quel prof adescò una sua alunna con riferimenti sessuali"

La giovane vittima ha meno di 14 anni, l’indagato quasi quaranta in più. La Procura felsinea: migliaia di ’pensieri’ telefonici via whatsapp in un mese. Influenzò la volontà della ragazzina approfittando del suo ruolo da professore".

La giovane vittima ha meno di 14 anni, l’indagato quasi quaranta in più. La Procura felsinea: migliaia di ’pensieri’ telefonici via whatsapp in un mese. Influenzò la volontà della ragazzina approfittando del suo ruolo da professore".

La giovane vittima ha meno di 14 anni, l’indagato quasi quaranta in più. La Procura felsinea: migliaia di ’pensieri’ telefonici via whatsapp in un mese. Influenzò la volontà della ragazzina approfittando del suo ruolo da professore".

Ci sono storie difficili da raccontare. Storie, inchieste, che ti scavano dentro, sia per la tipologia dell’ipotesi di reato e per le persone offese, sia per gli indagati e chi gli ruota attorno. E ti lasciano senza parole. Una di quelle storie è propria questa che stiamo per scrivere. Parla di una giovanissima studentessa e di uno dei suoi docenti: lei parte lesa, lui finito sotto indagine. Parla di un fittissimo scambio di messaggi, "con fantasie erotiche", pressoché quotidiano. E di una ipotesi di reato: l’articolo 609 undecies del codice penale, ovvero adescamento di persone minorenni. Accuse infondate, rimanda al mittente l’uomo. Versione opposta quella che sta portando avanti la Procura di Bologna che in poche settimane ha messo un punto fermo sulla vicenda, dopo sequestri, consulenze sugli apparati telefonici ed escussioni in audizioni protette, notificando il 415bis, ovvero l’atto che pone fine alle indagini preliminari e che porta solitamente alla richiesta di un rinvio a giudizio.

"DIECIMILA MESSAGGI"Lei ha meno di 14 anni, lui quasi 40 in più. Lei è una studentessa di una scuola secondaria ferrarese di primo grado, quelle che una volta si chiamavano semplicemente scuole medie. Lui uno dei suoi professori, molto preparato, modi gentili e stile impeccabile, uno di quelli che nelle classi si fa volere bene. Tra i due però nasce un cortocircuito, molto lontano da un normale e sacrosanto rapporto studente-professore, uno di quelli che ti fa finire dritto in tribunale, come reciterà uno dei tanti messaggini whatsapp che in poco più di un mese prof e alunna si sono scambiati. Dai primi di novembre ai primi di dicembre il consulente tecnico nominato dal pubblico ministero Augusto Borghini, ne ha individuati "oltre 10.000". Scrive la Procura nel capo di imputazione che l’indagato "approfittando del ruolo di docente", attraverso una condotta "complessiva improntata a condizionare la volontà della minore", affidata "alla sua cura ed istruzione", l’avrebbe indotta a compiere atti "di natura sessuale", prospettandole, di persona o tramite messaggi, "le sue fantasie erotiche". Un modo per "carpirle pienamente la fiducia (...)" , "influenzando la volontà della minorenne (...)" , "perturbata e soggiogata (...)". Negli apparecchi sequestrati (gran parte della chat nel telefonino della minorenne è stata cancellata), sono state trovate anche telefonate e videochiamate, una delle quali durerebbe oltre un’ora e cinquanta minuti, anche se gli inquirenti non sono riusciti a conoscerne il contenuto.

CODICE ROSSOA dare vita all’indagine è stata la madre della ragazzina dopo aver scoperchiato quello strano e insistente scambio di messaggi tra la figlia e l’insospettabile docente, dove emergeva chiaramente un rapporto malato e riferimenti espliciti a un qualcosa che mai dovrebbe esistere. Il 4 dicembre la donna si presenta così ai carabinieri per sporgere querela nei confronti del professore, l’atto finisce direttamente in via Mentessi, sede della Procura cittadina, il caso è uno di quelli da ’Codice rosso’. Il 9 dicembre da Ferrara, per competenza distrettuale, viene trasmesso alla Procura di Bologna con la dicitura "urgente". Quattro giorni più tardi il pubblico ministero Augusto Borghini ordina la perquisizione e i sequestri di tutti gli apparecchi del prof: tablet, pc, ma soprattutto il telefonino. E a ’parlare’, da qui in poi, saranno le chat.