Prima di scogliere il dilemma Kamala-Donald alla guida degli Usa, concentriamoci su quanto ‘vale’ per la nostra provincia il mercato statunitense. Lo scorso anno, l’export è valso oltre trecento milioni di euro. Fra l’altro, il primo trimestre del 2024 registra un aumento non solo nell’export ma anche sul versante delle importazioni. Sono questi alcuni dei dati più salienti che emergono dalle elaborazioni condotte dall’ufficio studi della Camera di Commercio, guidata da Mauro Giannattasio. Un po’ di storico. Da tempo gli Usa si contendono il primato dell’export ferrarese con la Germania. Dal 2013 al 2015 e dal 2018 al 2019, gli Usa sono stati il primo paese di destinazione dell’export ferrarese. Abbiamo raggiunto il massimo del valore delle esportazioni verso gli Usa nel 2015 (circa 685 milioni di euro), che in termini relativi rappresentavano più di un quarto del totale fatturato all’estero dalle imprese ferraresi.
Nel 2016 il valore si è dimezzato, a causa della forte riduzione della voce relativa all’automotive, al netto della quale, i diffusi cali (agro-alimentare, sistema moda, chimica, apparecchi elettrici) sono stati compensati dalle macchine per impieghi generali e dagli apparecchi elettronici. Meno variabile nel tempo le importazioni che dal 2016 sono lievemente calate. Il saldo è comunque sempre a vantaggio di Ferrara. La maggioranza delle importazioni riguarda prodotti agricoli, mentre la maggioranza delle esportazioni riguarda macchinari e apparecchi, seguiti da sostanze e prodotti chimici. Sono 192 le imprese che nel 2023 hanno esportato negli Usa, appena il 21% del totale delle esportatrici, cinque anni prima erano state 150. Di queste meno della metà (80) hanno fatturato negli Stati Uniti anche nei due anni precedenti. Nel corso del 2023 si è assistito ad un calo delle esportazioni negli Stati Uniti, diffusa in gran parte dei settori. Le uniche tendenza positive sono registrate nel sistema moda e nella metallurgia. L’analisi per destinazione delle esportazioni ferraresi conferma i cali diffusi già rilevati nei primi tre mesi dell’anno, trend generalizzato anche tra le importazioni, che rimangono molto spesso inferiori rispetto alle vendite all’estero, ma con variazioni percentuali negative in generale più rilevanti. Il risultato finale positivo è determinato dai mercati extra europei. L’Europa si rivela comunque la destinazione e la provenienza principale, rappresentando poco meno dei due terzi dell’export ferrarese totale e circa l’88% dell’import (quota in lieve aumento). Ad incidere positivamente, però, è proprio quello verso gli States che registra un incremento quantificabile in oltre 11 milioni di euro, pari a oltre il 7%. Complessivamente, quasi il 14% dei prodotti manifatturieri ferraresi è diretto verso gli Stati Uniti. Tuttavia, il valore dell’export di prodotti agricoli si è fermato a meno di 200mila euro.
Federico Di Bisceglie