Tutte le feste natalizie ci hanno rimesso davanti allo spettacolo della incarnazione del Figlio di Dio, per noi e per la nostra salvezza. Nella solennità di oggi, il Battesimo di Gesù, il nostro sguardo è portato ancora più nel profondo, al principio della nostra esistenza e della nostra salvezza, al compimento della nostra vita, verso il quale siamo indubbiamente incamminati: alla Trinità. Raccontando del battesimo di Gesù al giordano, Matteo ci mette davanti ad una vera teofania (Mt 3,13-17): per la prima volta nella storia del cosmo, le tre persone divine si manifestano visibilmente. Il Figlio è Gesù di Nazaret, che s’è messo in coda con i peccatori per farsi battezzare da Giovanni, e mostra così la scelta di Dio di farsi compagno di viaggio degli uomini e condividere in tutto la condizione umana, eccetto il peccato, dal quale proprio il Figlio è l’unico che può aiutare tutti a prendere le distanze. Il battesimo nel Giordano è l’immersione della seconda persona della Trinità nel caos della storia per risanarlo e dargli la autentica vita d’amore di Dio, rovinata dal peccato. Lo Spirito si posa su Gesù uscito dall’acqua come una colomba: Gesù è il vero depositario dello Spirito, perchè lo Spirito è il legame d’amore personale di infinita estasi, kenosi e sintesi tra il Padre e il Figlio, dai quali ‘procede’, cioè sgorga come limpida acqua e fresca dalla roccia. Il Padre e il Figlio si amano così interamente, si riversano l’uno sull’altro in modo così pieno che il loro Amore è un essere personale. La voce del Padre risuona misteriosamente dal cielo per dichiarare la identità di Gesù. Quel nazareno è in relazione strettissima con Dio Padre: ne è il Figlio. Gesù non lo puoi pensare se non in relazione al Padre. Una relazione (sottolinea con particolare insistenza quella voce dal cielo) che è "suo", gli appartiene con gioia, è "l’amato" infinitamente, è un Figlio in cui ha "posto il suo compiacimento". Trabocca dalla voce caldissima del Padre la comunione infinita che lega le persone della Trinità dall’eternità e per l’eternità. Noi veniamo da lì. Il battesimo ce ne dà certezza. Noi andiamo lì, se vogliamo: il percorso della nostra vita è un cammino di figli adottivi (siamo già sicuri di esserlo) chiamati a maturare nell’amore ed esprimere l’amore della Trinità nella storia. Ognuno con doni e carismi diversi, in uno stupendo caleidoscopio di vocazioni all’amore.
Don Michele Zecchin