di Matteo Radogna
In ristoranti e bar ormai si mangia solo alla carta (verde). La maggior parte dei titolari dei locali controlla i propri clienti con l’app ‘VerificaC19’. Esiste, però, una ristretta minoranza tra i piccoli imprenditori, che si ribella al ruolo di controllori, ’sceriffi’ o ‘doganieri’, sollevando addirittura una presunta incompatibilità con le norme europee. Come in via Beethoven, a pochi chilometri dal centro, dove nel locale ‘Capricci senza glutine’ la titolare Susanna Pirani e il collaboratore – marito Luca Borghi, con un cartello affisso all’ingresso, hanno spiegato a chiare lettere il loro pensiero: "Qui è sospeso per tutti il controllo del Green pass". Un scelta arbitraria, che è circolata in brevissimo tempo tra colleghi e clienti.
La segnalazione alle forze dell’ordine è arrivata di conseguenza. I primi a intervenire sono stati i vigili, che non hanno elevato alcun verbale, ma hanno soltanto ‘avvertito’ la titolare. Ieri mattina, invece, è stata la volta della polizia, che ha ascoltato i motivi della presa di posizione, senza multare il locale. Il marito e collaboratore Luca Borghi spiega le proprie ragioni: "Cerco di essere chiaro: non facciamo assolutamente parte dei ’No Vax’. Il nostro cartello non ha nulla a che fare con i vaccini. A parte la carta verde, all’interno del nostro locale, osserviamo il distanziamento e indossiamo sempre la mascherina. Riteniamo, però, che non sia un nostro compito controllare i clienti. Le motivazioni alla base della nostra decisione, hanno un fondamento legale. Aderiamo, infatti, al gruppo ‘Libera Coscienza’, che aggrega circa duecento locali in Italia e i partecipanti aumentano ogni giorno". Borghi si appella alla giurisprudenza internazionale: "La certificazione verde è illegittima per violazione di norme dell’ordinamento dell’Unione Europea. La normativa italiana sul Green pass è in contraddizione con quanto stabilito dal regolamento europeo, il quale definisce il quadro giuridico per il rilascio, la verifica e l’accettazione del certificato verde, inteso come uno strumento in grado di ’facilitare la libera circolazione durante la pandemia da Covid-19’".
Proprio ieri mattina Borghi ha spiegato queste obiezioni alla polizia: "All’interno del mio locale sono in regola – sottolinea –. Abbiamo scritto come gruppo al garante, al Comune di Ferrara, alla questura e al prefetto. Attendiamo ancora una risposta". La fonte di borghi è la nota Alessandra Ghisa, fondatrice del comitato ’Tutela del Diritto Soggettivo’, che su Telegram amministra ’Libera Coscienza’. "Le nostre ragioni hanno un fondamento e vogliamo farle valere", conclude il barista.