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Cronaca

I nodi del Petrolchimico. Cgil avvia la protesta: "Trasparenza su Eni"

Il sindacato ha rotto il tavolo e ha proclamato lo stato di agitazione "Lo smantellamento di Brindisi e Priolo avrà ricadute anche su Ferrara".

Tavolo Eni Versalis a Roma con il ministro Urso

Tavolo Eni Versalis a Roma con il ministro Urso

di Federico Di BisceglieLa Cgil ha proclamato lo stato di agitazione nazionale dei lavoratori Versalis, annunciando anche la programmazione da parte della Filctem di otto ore di sciopero e una manifestazione sotto al ministero delle Imprese e del Made in Italy il giorno in cui sarà convocato il prossimo tavolo sulla vertenza. E, a comunicarlo, è il segretario Pino Gesmundo secondo il quale "l’atteggiamento arrogante tenuto da Eni, ha portato la delegazione Cgil ad abbandonare il tavolo, che è comunque proseguito". In questi giorni, per gli iscritti della Cgil, inizieranno gli incontri per stabilire le iniziative. L’invito del sindacato è quello di "partecipare compatti alla mobilitazione, a pretendere trasparenza sulle reali volontà di Eni, a chiedere garanzie sul futuro occupazionale non limitandosi a credere a chi ripete che non ci sono problemi". Alle iniziative di mobilitazione, però, parteciperanno solo gli iscritti della Cgil perché per quelli di Cisl e Uil seguiranno la linea del nazionale che invece ha trovato un accordo con Versalis. In sostanza, da quanto è emerso dal tavolo nazionale, Cisl e Uil hanno firmato un accordo che prevede – da parte dell’azienda – un impegno a garantire la fornitura di materie prime agli stabilimenti di Ferrara, Ravenna e Mantova (etilene e propilene in particolare) in modo da assicurare l’approvvigionamento necessario a mantenere gli attuali livelli di produttività. D’altra parte, Versalis si è spesa per la riorganizzazione degli impianti di Brindisi, Priolo e Ragusa.

All’origine della rottura del tavolo sindacale, da parte della Cgil, ci sarebbe proprio il piano presentato dalla partecipata statale. Motivo per il quale il sindacato ha deciso di avviare la manifestazione di protesta. "Il governo – argomenta Gesmundo – deve rispondere agli interessi generali e non piegarsi alla volontà di una singola azienda, peraltro partecipata, anche se potente ed economicamente determinante. La chiusura di Priolo e Brindisi, comporterà un effetto a catena che determinerà lo smantellamento dell’intero petrolchimico di Brindisi e Priolo, in prospettiva, e ricadute che porteranno alla dismissione anche degli impianti di Ferrara, Ravenna e Mantova". Secondo il sindacalista "il governo e l’Eni non ascoltano e scelgono di chiudere, e l’unico soggetto a beneficiare di questa soluzione sarà l’Eni, che continuerà a staccare cedole sempre maggiori agli azionisti con ritorni significativi al management aziendale". "È del tutto incomprensibile l’atteggiamento dimesso e succube adottato dal governo italiano – chiude – con il ministro Urso che riesce a smentire lo stesso ‘Libro verde’ sulle politiche industriali predisposto dal suo ministero e ad ignorare la discussione avviata in Ue sulle materie strategiche da produrre in Europa per evitare ricadute negative sulla manifattura del nostro continente, compreso l’etilene".

Da ultimo, una stilettata ulteriore all’esecutivo. Partendo proprio dalla sede del consiglio dei Ministri. "Anche palazzo Chigi dopo 23 mesi consecutivi di calo della produzione industriale – chiude Gesmundo – non commenta e non ritiene di dover intervenire, barricandosi dietro alla narrazione del tutto va bene, siamo l’Italia dei record".