MARIO BOVENZI
Cronaca

Guerra al granchio blu: “C’è chi in una notte è rimasto senza nulla”

Ferrara: dal fronte del porto di Goro la caccia al killer di vongole e cozze. Danni ingentissimi, ogni mattina catturati centinaia di quintali. “L’anno prossimo saremo senza vongole”

Ferrara 1 settembre 2023 – Ha chiamato la sua barca ‘Ultron’, come il robot malefico del kolossal che ha per protagonisti i vendicatori della Marvel (video). E con la sua barca Michele Ballerini, 26 anni, presidente della cooperativa ittica ‘Lo scanno’ va a caccia del killer delle vongole, il granchio blu che è arrivato dall’America – un po’ come alien nascosto nelle stive delle navi – per colonizzare altri mari e canali, i nostri.

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Ogni mattina con quei crostacei dalle chele che sembrano tenaglie riempie canestri azzurri, che scarica poi sulla banchina. E’ da lì, quasi una base militare di un paese in guerra, dal porto di Goro che si combatte l’ultima battaglia contro il crostaceo, una battaglia che non promette bene, che per il momento conta sole perdite. Per ora ad essere sconfitti sono i pescatori, 1800 famiglie tra Goro e Comacchio che con il mare ci vivono, che da quel fiume di vongole e cozze ricavano il loro reddito. Ballerini – le mani strette sul timone di ‘Ultron’, la prua verso il mare aperto mentre lo scafo si allontana dalla banchina – illustra quelli che per ora sono solo bocconi amari.

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"Quello che è successo – racconta, al suo fianco nella cabina Lorenzo Novi, il volto abbronzato dal sole che si riflette sulle onde – è un danno diretto dell’alluvione, già dopo poche ore dal riversarsi dell’acqua dai fiumi e dai canali nel mare abbiamo assistito ad un aumento smodato del granchio blu. In una notte che chi ha perso tutto, il 100% del prodotto". Spazzati via, nel macinare inesorabile delle chele che riescono a spezzare anche le reti quasi fossero grissini, gli allevamenti delle vongole, la semina. Ballerini vira un po’, lo sguardo all’orizzonte, per una drammatica previsione. "Se non ci saranno ribaltamenti di fronte – annuncia – il raccolto del prossimo anno delle vongole sarà azzerato, non ci sarà produzione. E dopo le vongole magari nella loro dieta entreranno anche i lupini, chissà cos’altro. Sta divorando tutto".

In prima linea – una trincea di contenitori di plastica, reti e nasse, barche che vanno e vengono per scaricare secchi e secchi di chele e gusci rotti di vongole – i pescatori del Copego, il consorzio che conta centinaia d’iscritti, un fatturato che ne fa a tutti gli effetti una fabbrica del mare. Solo ieri nei cassoni, sembrano quelli che si usano per la raccolta dei pomodori, sono finiti 150 quintali di granchi. Un centinaio andranno nella discarica per essere inceneriti – anche qui a pagare sono ancora i pescatori, che ‘scuciono’ 25 centesimi al chilo –, solo una cinquantina finiranno in pentola e quindi nelle tavole dei ristoranti.

Ci vorrà ancora tempo prima che questo crostaceo – con le pennette dicono sia speciale – diventi un piatto forte, anche se cuochi stellati (tra questi chef Igles Corelli) ci stanno provando, come ci sta provando il ministro Francesco Lollobrigida che con la polpa ci sa fare anche il sughetto. Il profumo è buono, ma la ricetta che un giorno magari diventerà una specialità ancora non paga. Almeno i pescatori. "A noi danno – la chiglia di Ultron scivola sull’acqua – 1,50 al chilogrammo. Le imprese che lo trattano ne prendono tra i 2 e i 2,50 euro, in pescheria arriva anche a 12 euro. Ma appunto di quei soldi noi vediamo solo le briciole". Anche se sono loro il fronte del porto per fermare l’inesorabile avanzata, un’invasione – ci sono stati avvistamenti certificati dai ricercatori dell’università a Pontelagoscuro e Berra – contro la quale per il momento si combatte con armi spuntate. Le nasse appunto, i recinti per chiudere gli allevamenti (costano tra i 30 e i 40mila euro), i teloni messi sul fondo del mare per salvare la semina. Arrivano, in una sfilata che sembra ininterrotta, ancora barche, con quei carichi di corazze che sembrano non avere ostacoli, che ancora vivi si agitano in fondo ai secchioni.

Accosta la prua ‘Billo’. Al timone papà Alessandro, 54 anni. A passare i secchi che vengono pesati – ogni pescatore può catturarne non più di sei chili – Jennifer e Sara Catozzi. Hanno 28 anni e un bel sorriso, sono gemelle. Il mare è se non il primo, il secondo amore. Dice Sara: "Ci alziamo la mattina presto, verso le 4 del mattino. Intorno a mezzogiorno abbiamo finito. Fare il pescatore è faticoso, ma bello". Certo sarebbe ancora più bello senza quell’inquilino dalle sfumature azzurre che sta mettendo al tappeto un settore, l’economia di due paesi. "Le vongole? Ormai sono sempre meno, nelle ceste finiscono gusci vuoti, aperti e sventrati dai granchi".

Giorgio Bugnoli (anche lui fa parte di Copego) assiste alle operazioni sul porto. Scuote la testa, in pochi mesi un’economia florida sembra annaspare tra quella montagna di secchi che diventano sempre più numerosi, dentro le macerie di una guerra persa. "Fanno due milioni di uova – elenca i numeri del bollettino che conta tra i morti quintali di molluschi –, tre volte all’anno. I nostri granchi se li sono divorati tutti, cattura ogni cosa che passa in mare a misura di tenaglia, quello che attraversa la sua visuale mangia, anguille, soglioline. Tutto. Se metti nelle nasse come esca la polpa di un granchio blu in pochi minuti i ‘compagni’ si avventano"

Ultron – mentre sfilano le boe che segnalano le nasse poggiate sul fondo, trappole dove ogni santo giorno trovano granchi e ancora granchi – accosta all’imbarcazione Stella Emanuela. Daniele Pezzolati, a bordo, sta cercando di sistemare le maglie che sono state rotte dall’alieno arrivato da oltre Oceano. Sono riusciti a scappare, a tornare in mare aperto. Dove ad attenderli c’è un banchetto di cozze e vongole.

"Il governo deve concedere – l’appello di Ballerini, il motore che scoppietta ormai di nuovo nelle acque basse del porto – lo stato di calamità, solo così è possibile bloccare almeno il pagamento dei mutui. Ogni pescatore per comprare il seme delle vongole si rivolge alle banche, se non entrano soldi dalla raccolta dei molluschi è la fine". Poi, mentre lega gli ormeggi, lancia un’altra richiesta. "Deve essere dato il via libera alla pesca a strascico in tutta la laguna, anche oltre le tre miglia. Solo con le reti possiamo spazzarlo via, fermare l’invasione, con le nasse è come svuotare il mare con un secchiello".

Qualcuno ha portato, in mezzo al mare, i fiori all’immagine di Sant’Antonio, patrono dei pescatori. E’ lui l’ultima spiaggia, il santo a cui votarsi. Milioni di uova sono già pronte a schiudersi.