Oggi alle 21, alla Pandurera di Cento, c’è Giovanni Scifoni, noto artista, ora anche sul set di ‘Che Dio ci aiuti’. A Cento porta la sua interpretazione di San Francesco in ’Fra’ – la Superstar del Medioevo’.
Che spettacolo sarà?
"Si tratta di una giullarata postmoderna e ultra barocca, unendo gli stili medievale, contemporaneo e del 1700. È uno spettacolo in cui salto, ballo, canto raccontando questo grande artista e performer che era San Francesco".
Una figura attuale?
"Lo è in me, perché anche io ho un problema di ego. Ma credo di vedere che sia anche un problema del mondo. E questo genera empatia con il pubblico perché si riconosce".
In un mondo dove si tolgono i crocifissi a scuola, si sostituiscono le parole al Natale per non urtare altre sensibilità, questo spettacolo va controcorrente?
"Ora c’è pudore di parlare della fede, le persone si offendono e c’è reticenza, timore di dire le cose con il loro nome. Quindi raccontare la fede è un atto di grande pornografia spirituale. Io ne parlo perché da sempre fede, ateismo, dubbio, sono per me questioni cruciali".
Cosa insegna ancora oggi San Francesco?
"Dice che non deve possedere nulla perché se avesse qualcosa, dovrebbe anche avere armi per difendere ciò che ha. Un messaggio di una potenza inaudita oggi".
Come si sente a vestire i suoi panni?
"Sono un usurpatore. Francesco è talmente personaggio, così complesso e grande, che ognuno di noi artisti, registi, narratori, ne ha rappresentato una parte molto piccola, quella che ha illuminato la nostra sensibilità. Io porto un San Francesco che combatte contro il proprio ego".