LUCIA BIANCHINI
Cronaca

Giornata della cultura ebraica. Oriella Saralvo, la vita in un film: "Conoscenza antidoto all’odio"

Commozione, ieri al Tempio italiano, per la presentazione del documentario sulla famiglia. Un percorso tra le carte dell’Archivio di Stato, la lezione del rabbino Caro e tanti ricordi.

Giornata della cultura ebraica. Oriella Saralvo, la vita in un film: "Conoscenza antidoto all’odio"

Commozione, ieri al Tempio italiano, per la presentazione del documentario sulla famiglia. Un percorso tra le carte dell’Archivio di Stato, la lezione del rabbino Caro e tanti ricordi.

È stato il tema della famiglia, come la vede il testo biblico, le normative e le storie legate alla nostra città al centro della 25ª Giornata europea della cultura ebraica, nella splendida cornice del tempio italiano di via Mazzini 95. Scopo dell’incontro, come ha spiegato il moderatore, Cristiano Bendin, responsabile della redazione ferrarese del Carlino, "favorire il dialogo, la convivenza e lo scambio di idee e di cultura. La famiglia è il presupposto fondamentale della convivenza democratica e cultura e conoscenza reciproca servono ad arginare ogni forma di odio". Secondo Marco Gulinelli, assessore alla cultura, intervenuto in rappresentanza del sindaco fabbri, "questo appuntamento si inserisce nei principi del protocollo d’intesa firmato dalla comunità e dall’Amministrazione nell’ottica di promuovere la cultura ebraica come parte integrante della cultura ferrarese". "Il tentativo di evidenziare un punto di vista ebraico sulla famiglia – ha spiegato Fortunato Arbib, presidente della comunità ebraica - tenendo conto delle diversità di templi, geografie, interpretazioni e comunità storiche sarà lo spunto per far dialogare passato e presente, le tradizioni con le trasformazioni e le questioni sociali, etiche, politiche e normative cruciali per le famiglie contemporanee".

Insieme al rabbino capo Luciano Meir Caro e alla studiosa Laura Graziani Secchieri si è svolto un viaggio parallelo, tra la normativa che regola la famiglia nella cultura ebraica e il riscontro che di queste consuetudini c’è nei documenti dell’Archivio di Stato di Ferrara. Il matrimonio si svolgeva infatti in tre fasi: una prima di consenso e impegno al matrimonio con stesura delle condizioni da parte di un rabbino e il dono di un oggetto prezioso alla sposa da parte del futuro marito, situazione che troviamo in un documento ferrarese del 1657. Seconda fase la cerimonia nuziale sotto il baldacchino con la pronuncia di formule e benedizioni, che sanciva il matrimonio , con redazione della Ketubah, l’atto nuziale. Un caso particolare si ritrova nel fondo notarile dell’Archivio di Stato: una donna può ritenersi vedova in mancanza della Ketubah? Dai documenti si sa che fu richiesta l’opinione di cinque rabbini, che dissero di no. Precise indicazioni venivano date anche per la dote e dai documenti ferraresi c’è traccia della cerimonia dello scalzamento, con cui si liberava il cognato dall’obbligo di sposare la vedova del fratello.

A concludere la giornata la proiezione del docufilm ’Oriella, una Saralvo a Ferrara’ - realizzato da Civetta Movie e curato da Gabriele Manservisi – in cui, con parti di finzione e altre di testimonianze, di Oriella Callegari Saralvo stessa e di altre voci significative della comunità, Fortunato Arbib, il rabbino Caro e Andrea Pesaro, insieme a documenti d’archivio, si è ricostruita la storia della famiglia Saralvo, originaria della penisola Iberica e di cui Oriella, novantenne, è l’unica rimasta, ma anche di una parte della comunità ebraica e dei suoi luoghi cittadini.

"Mi sono emozionato molto – ha raccontato Arbib- quando Oriella ha raccontato della sua famiglia. Ogni ebreo ha una storia particolare da raccontare, quasi sempre non bella, ricordi che ci portiamo dietro, tramandiamo anche senza volerlo, e non potranno mai scomparire".