Il Vangelo non è per bravi ragazzi. Il Vangelo è per chi ha testa, cuore e coraggio. Testa per capire le situazioni, cuore per schierarsi e coraggio per farlo. Gesù ha insegnato a riconoscere l’ingiustizia di chi vive nella situazione di essere sempre schiaffeggiato e ha avuto il coraggio di tenere testa alle false accuse e di ribaltare i tavoli di fronte alle ingiustizie, ma ci sono tante altre situazioni in cui ci dice, senza incertezze, che la violenza non porta che ad altra violenza. Il male non fa che chiamare altro male. E allora c’è bisogno di qualcuno che esca da questo circolo vizioso, che abbia il coraggio di dire basta. Non alimenta la rassegnazione, come a volte ci è stato spiegato, ci invita a un coraggio rivoluzionario: rifiutare vendetta e violenza. Quello che ci propone Gesù è esigente e rivoluzionario. Non è certo il Vangelo delle buone maniere e del galateo. Anzi Gesù ironizza con le buone maniere: salutare gli amici, applaudire chi la pensa come noi, fare favori a chi ci fa favori. Ci chiede di cambiare prospettiva, di uscire dalla comfort zone e di guardare il mondo in modo diverso. Davide avrebbe potuto uccidere il re Saul che gli dava la caccia (lo abbiamo appena letto in 1Sam 26, 2.7-9). Non lo ha fatto e gli ha mostrato un modo diverso per andare avanti. La parola di Dio ci ricorda che fare altrimenti è possibile: magari non cambieremo il mondo… forse non cambieremo neppure noi stessi e chi ci è intorno. Ma per un attimo avremo potuto respirare il respiro di Dio, vedere le cose dal suo punto di vista. Avremo dentro di noi un seme che, se siamo onesti con noi stessi, pian piano attecchirà. Dio non ama i buoni; ama il figlio che non fa dormire la notte come quello che gli è accanto e che magari non ha capito molto di lui, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Ecco se noi, per una volta nella vita, abbiamo provato questo, se siamo stati amati in questo modo, allora potremmo fare altrettanto. Io faccio fatica a salutare le persone che mi sono antipatiche, figuriamoci amare i nemici. Sarebbe ipocrita dicessi il contrario e spero di non essere mai messa alla prova, ma so anche che qui e adesso posso sempre scegliere di farmi amare da Gesù. Più lo si frequenta e più si può scegliere di farsi cambiare da lui. Così il non giudicare non diventa a sua volta non un giudizio ma una consapevolezza dei nostri limiti e del fatto che, se li conosciamo e accettiamo, possiamo fare anche piccole scelte in direzione “ostinata e contraria”. Potremmo provare ad avere su noi stessi e sugli altri uno sguardo di compassione e misericordia.
Valeria Poletti