
Ultimi giorni nelle aule per gli studenti del nostro ateneo che riabbracciano le famiglie "Il volo per Trapani di sola andata 140 euro comprato in anticipi, costo piano 250 euro".
Polo chimico biomedico, più semplicemente Mammuth. Nell’atrio dove rimbalzano le voci degli studenti, ci sono Alessia Arini, Vera Vitaglio e Silvia Pace. Tre amiche, tre studentesse al primo anno della facoltà di medicina, tre ragazze con la valigia pronta per tornare nella loro terra, Trapani, Sicilia. A più di mille chilometri da Ferrara, la pioggia che ha reso un po’ grigia la città che amano. Ma la Pasqua, come il Natale, si trascorre in famiglia. E così, arrivederci Castello, ciao ciao Duomo e quella pizzeria dove le chiacchiere hanno il profumo dei tortelli di zucca. Si torna a casa, un viaggio sempre più ’salato’. Soprattutto durante le feste.
"Partiamo domani con l’aereo da Bologna", raccontano, chiusi i libri, i computer che mandano una luce elettrica sul tavolo. Intorno il via vai dei colleghi, qualcuno butta un’occhiata un po’ curiosa alla macchina fotografica che le ritrae mentre illustrano come sarà il rientro nella loro terra, sicuramente bello, certo molto caro. "Abbiamo comprato il biglietto con un forte anticipo, altrimenti erano dolori", spiegano. "Paghiamo per un volo di sola andata dall’aeroporto di Bologna 140 euro, avremmo dovuto pagare 20 euro in più per la valigia. Abbiamo detto no grazie, ne facciamo a meno", una pausa, le dita che scorrono sulla tastiera del telefonino alla ricerca di listini e prezzi dei voli. Proseguono, le voci che si rincorrono. "Il bus che si porta all’aeroporto, altri venti euro. E a prezzo intero, se vado a comprare il biglietto adesso, altro che salasso". Il display del telefonino si illumina, appare il simbolino del velivolo. "Sempre sola andata per Trapani, costo 250 euro", fanno un po’ di conti. Troppi per uno studente fuorisede, che già deve pagare l’affitto di un posto letto o di una stanza; i libri. Certo almeno una pizza una volta ogni tanto con i colleghi nelle sere così dolci di Ferrara quando si affaccia primavera. Alessia, Vera e Silvia hanno l’occhio attento al risparmio. "Rientriamo il sei maggio, per forza", aggiungono. Un ponte lunghissimo, perché. "Perché se torniamo a Ferrara qualche giorno prima non abbiamo diritto allo sconto sul biglietto. E così siamo pure costrette a perderci qualche lezione se non vogliamo sborsare cifre troppo alte". Nell’aula vicina stanno facendo una delle ultime lezioni, ad un lato della cattedra ci sono i trolley già pronti. Appena il professore smette, si corre fuori. La popolazione studentesca della nostra città è, a livello nazionale, quella con il maggior numero di studenti fuorisede. Da fuori regione arriva il 58% dei ragazzi, quelli dal sud Italia o magari dal Piemonte sono certo meno. Ma si parla comunque di una bella fetta. Ormai sono le ultime ore, poi molto di loro saliranno su treni, aerei, magari il flixbus per tornare nella terra da dove sono partiti per andare a studiare, sacrifici e esami per una laurea. Ma c’è chi dice no. Si chiama Veronica Giannini, frequenta la facoltà di Biologia. Dice, all’uscita dall’aula: "Abito in Puglia, quando ho visto cosa avrei dovuto pagare per il biglietto ho detto no grazie. Rischio di sborsare anche 200 euro". Decisiva la distanza. Martina Urbano abita a Padova. "Spendo poco più di sette euro per il biglietto del treno, alla fine già adesso torno a casa spesso". Giuseppe Sartori abita a Giulianova, in Abruzzo. "Per arrivare a casa impiego sei ore – racconta –. Spendo una quarantina di euro per il viaggio d’andata. Non sono certo pochi". Un bel sorriso, quando tornerà a Ferrara.