
"Frighi e i compagni fecero ritirare i tedeschi"
Nel nome di Alessandro Frighi (foto). Il consigliere comunale dem, Davide Nanni, sceglie di ricordare il 25 aprile "abbandonando il chiacchiericcio quotidiano" e "ringraziando i giovani che caddero per la nostra libertà". E’, appunto, il caso del tenente Frighi. Al fronte in Albania, dopo l’8 settembre "aderisce alle formazioni partigiane che costituiranno la 35ª brigata", ricorda Nanni. "Quando muore – prosegue il consigliere dem – Frighi ha solo 24 anni. Venne colpito da un cecchino tedesco, il 23 aprile del 1945 mentre guidava un gruppo di partigiani che aveva piazzato una mitragliatrice pesante su campanile del convento di San Giuseppe e Santa Rita in via Carlo Mayr. Da lì, infatti, era possibile controllare e colpire le truppe tedesche appostate tra le mura di San Giorgio e Porta Reno". L’azione di Frighi e dei suoi compagni, "contribuì alla ritirata tedesca – così il dem – e permise l’ingresso pacifico in città delle truppe alleate, evitando inutili distruzioni e nuovi bombardamenti". Alcune settimane dopo, ricostruisce il consigliere, "il comandante partigiano Mario Sensi – scrive – sostenne che Frighi morì ‘proclamandosi fiero del sacrificio compiuto’: non sappiamo quanta verità e quanta retorica ci siano in quella testimonianza, però a noi sta il dovere di ricordare quel giovane per il valore della scelta che fece". "Non fu scontata ne facile per molti suoi coetanei – ammonisce il dem – come non lo è oggi per tante persone in tutto il mondo". La conclusione è che "i valori di libertà, giustizia e solidarietà – prosegue – devono essere testimoniati e difesi sempre, di generazione in generazione, perché sono eterni: gli antifascisti, ha ricordato lo storico Servio Luzzatto, godono del faticoso privilegio di dover ricercare nella vita le proprie ragioni d’esistenza". Senza lo spirito di riscatto e il coraggio di chi combatté il Fascismo "nelle formazioni partigiane di ogni colore politico, di chi sostenne e nascose i resistenti a rischio della vita, dei militari italiani internati nei lager nazisti dopo l’8 settembre 1943, dei disertori tedeschi e di altri paesi che si unirono alla lotta di liberazione italiana – osserva in chiusura il consigliere del Pd – non sarebbe stato possibile il presente di pace, libertà e benessere in cui viviamo".
f. d. b.