Ferrara, 1 ottobre 2024 – Quelle scritte comparse nell’arco di un paio di notti tra una fiancata del duomo e via Borgo di Sotto avevano creato sconcerto e indignazione.
Nonostante si fosse appurato che dietro quegli imbrattamenti ci fosse vandalismo gratuito e non effettivo livore antisemita, vedere apparire la parola ’Ebreo’ con una freccia rivolta verso una strada del ghetto e un insulto sulla parete del negozio Pesaro non ha lasciato indifferente l’opinione pubblica di una città come Ferrara che vanta una secolare e importante presenza ebraica. A poco più di un anno da quei fatti, il responsabile degli imbrattamenti, individuato non molto tempo dopo i fatti, è ora chiamato a comparire davanti al giudice. L’uomo, un 28enne ferrarese, è imputato per deturpamento e imbrattamento di cose altrui. I fatti al centro del processo si sarebbero verificati tra il 7 e l’8 marzo dell’anno scorso. Secondo l’impianto accusatorio il 28enne, con una bomboletta di vernice spray bianca, avrebbe imbrattato il muro laterale del negozio ‘Pesaro’, confinante con quello del duomo, vergando una parola offensiva (M...). Il giorno successivo, con la stessa vernice, avrebbe scritto sulla parete interna di un’abitazione all’angolo tra via Saraceno e Borgo di Sotto la parola ‘Ebreo’ con una freccia rivolta verso destra, a indicare il ghetto. Per quei fatti, concluse le indagini, la procura ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio.
Il caso è approdato ieri mattina in udienza predibattimentale, ma il caso è stato subito rinviato a fine gennaio per valutare un eventuale patteggiamento. Quelle parole comparse sui muri del centro avevano suscitato sconcerto e dibattito, facendo balzare la mente a momenti bui della nostra storia, quando espressioni di quel genere furono i primi passi verso l’orrore della Shoah. Il fatto fu segnalato alla Digos che, nel giro di poche ore, riuscì a chiudere il cerchio identificando il presunto responsabile. In quei giorni il ragazzo (con alle spalle precedenti per piccoli furti e danneggiamenti) si era reso protagonista di alcuni episodi di vandalismo in città e di attimi di parapiglia allo Spal Store di via Mazzini. L’indagine ha quindi confermato come dietro a quell’azione – per quanto inquietante – non si celasse una matrice politica o legata all’odio razziale. Una conclusione che però nulla toglie alla gravità della scritta, il cui tono sembra in ogni caso utilizzare la parola ‘ebreo’ alla stregua di un insulto.