NICOLA BIANCHI
Cronaca

Fiera, la verità di Rollo: "Assolto e innocente. Ma quanta amarezza per quelle accuse"

Il titolare della Webland finito a processo per peculato e falso "Il giudice è stato tombale, per questo la sentenza non è stata appellata. Non ce l’ho con il pm, ha fatto il suo, ma non sono riuscito a spiegarmi".

Fiera, la verità di Rollo: "Assolto e innocente. Ma quanta amarezza per quelle accuse"

Angelo Rollo, qui nella sua azienda, la Webland 2000, è stato assolto

"La più grande amarezza? Non essere riuscito a spiegarmi come volevo. Capisco che il processo abbia le sue regole, ma avrei preferito che si entrasse più nello specifico per fare definitivamente chiarezza sul mio lavoro". Si accascia sulla poltrona, Angelo Rollo, nello stanzone nel cuore della sua azienda, la Webland 2000, passata al setaccio da carabinieri e finanza nell’inchiesta sulle presunte mazzette della Fiera. Accusato, processato, poi assolto, con la sentenza passata in giudicato. "Ma la batosta – sussurra – resterà per sempre".

Rollo in che rapporti era con la Fiera?

"Il primo contratto di ticketing risale al 2011, da quel momento la Fiera è stata tra i miei clienti. Oltre a stampare biglietti per gli eventi, gestivo il sistema di controllo degli accessi, fornivo il software per la raccolta dei dati statistici, tutti sistemi creati ad hoc proprio per l’ente".

Poi arrivano i controlli...

"Quelli ci sono sempre stati, ma è normale. Il 5 febbraio 2019 la Siae mi chiese la verifica degli annulli di determinati eventi. Siae che, seppi poi, venne mandata dagli inquirenti".

La bufera il 9 giugno 2019.

"Alle 7 arrivarono i carabinieri, prima a casa e poi in azienda. Mi cadde il mondo addosso e mi venne sequestrato il sistema per lavorare. I clienti passarono da un centinaio a 20/30".

Il fatturato?

"All’inizio ha avuto ovviamente un crollo, poi mi sono reinventato continuando a lavorare e di questo me ne faccio un dato di merito. Seppur un ramo di business, il più importante, si sia sgretolato. Fino al 2019 il ticketing era l’80% degli incassi, oggi il 25% e il resto è gestionale e interfaccia industria 4.0".

La sentenza dice che dal peculato, cioè l’avere spartito fondi neri con il presidente della Fiera, è assolto con formula piena, prescritto invece dal falso (l’aver stampato biglietti falsi con un sistema per bypassare il controllo dello Stato e l’aver posto sigilli falsi della Siae). Un passaggio che ha tenuto a sottolineare la Procura in una nota.

"Che mi ha molto amareggiato. Io non ce l’ho con il pm o con gli inquirenti, hanno fatto il loro lavoro di indagine. Si sono affidati a consulenti i quali però, dal mio punto di vista, hanno scritto una verità parziale. La materia è davvero molto tecnica e difficile".

A cosa si riferisce?

"Nelle relazioni non viene mai scritto che il file per la digitalizzazione dei biglietti è stato creato tre anni dopo l’evento annullato, questo in ragione del controllo che stavo subendo. Mi contestavano di aver stampato ticket per eventi annullati quando usavo, a posteriori, proprio questi ultimi quali test operativi per la digitalizzazione. Mi si accusava di aver messo in piedi un sistema per rubare soldi? Non pensa che sarebbe stato più facile e sicuro farlo, magari, dalla cassa direttamente, anziché attraverso la creazione di un sistema informatico?".

Lei afferma di non essersi spiegato come voleva, perché?

"La materia è talmente complicata e se questo non è il tuo mondo, riuscire a farti ascoltare e ad essere credibile è molto più difficile. Ma attenzione non sto accusando o dicendo che è stato per cattiveria o per mettermi a tacere".

Qualcuno afferma che Rollo poteva rinunciare alla prescrizione per i falsi contestati. Cosa ne pensa?

"Che sono innocente ma non stupido".

Per quale motivo, secondo lei, la sentenza sua, a differenza di quella di altri imputati, non è stata impugnata in Appello?

"Ritengo che il giudice Carlo Negri nelle motivazioni sia stato tombale, non c’erano elementi oggettivi, non c’era una prova".

Il grande accusatore dell’inchiesta, Pietro Scavuzzo, lo conosceva?

"Non so nemmeno chi sia e lo stesso mai ha fatto il mio nome o quello della Webland 2000, parlando genericamente di stamperie e tipografie. E noi non siamo nè l’una nè l’altra".