Ferrara, 7 agosto 2018 - Per scandagliare nei meandri del crac della cooperativa Capa saranno necessari altri sei mesi. Ovvero, 180 giorni per capire i motivi di quel buco da 24 e passa milioni di euro, che ha lasciato per strada oltre un migliaio di agricoltori vittime.
Così ha deciso il pubblico ministero Stefano Longhi, che in totale ha iscritto nel registro degli indagati ben 24 persone appartenenti agli ultimi tre consigli di amministrazioni, tutti con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. E la proroga, notificata nei giorni scorsi, si è resa necessaria proprio per via dell’alto numero di indagati, per le numerose operazioni sospette e per la complessità degli accertamenti delegati al nucleo di polizia tributaria della Finanza.
Malagestio. Si parte il 15 novembre di due anni fa quando la Coop Capa, con sede a Vigarano Pieve, viene dichiarata fallita dai giudici Stefano Giusberti, Anna Ghedini e Sonia Porreca. Fallimento subito impugnato dalla cooperativa stessa e da una sessantina di soci, ma rigettato il 17 febbraio 2017 con la condanna in solido, a rifondere le spese, «di Capa Ferrara Sca, Eugenio Costa, Consorzio agrario dell’Emilia, Sis, società italiana sementi Srl», oltre ai soci.
Il buco lasciato negli anni, stando agli addebiti, è così di oltre 24 milioni di euro, con banche e fornitori che avanzano ancora crediti che la cooperativa non è mai stata in grado di ripianare. In tutto questo ci si mettono pure i quasi 1200 soci che ci hanno rimesso 9,5 milioni di euro. La procura, con l’allora capo Bruno Cherchi, apre un primo fascicolo con l’accusa di bancarotta, ne seguiranno un secondo (ipotesi di reato falso in scrittura privata), un terzo (per un ipotetico raggiro ai danni di CariCento che presenterà una denuncia per truffa legata ad una serie di fatture), e poi un quarto per un presunto esposto falso. Fascicoli tutti riuniti e oggi chiamati a stabilire le cause del crac che avrebbe depauperato la cooperativa agricola.
Fallimento. Una vicenda che continua a colpire, soprattutto per le oltre mille piccole imprese, la maggior parte dell’Alto ferrarese, che hanno riposto anni di fiducia e di lavoro nella coop presieduta dal bondenese Eugenio Costa, che si occupa di essiccazione, stoccaggio e commercializzazione dei prodotti cerealicoli, e che oggi sono in ginocchio. L’indagine va avanti.