REDAZIONE FERRARA

"Fabbri torni a scommettere sulla geotermia Con i fondi Ue, torneremmo all’avanguardia"

La proposta dell’ex sindaco Soffritti: "Si parla di transizione ecologica: è un’occasione storica per fare di Ferrara una città a emissioni zero"

"Ferrara è stata all’avanguardia negli anni ’90, può tornarlo a esserlo ora, grazie alla ’transizione ecologica’ e ai fondi del Pnrr". L’ex sindaco Roberto Soffritti attualizza e rilancia il ’Progetto Geotermia’, che in quest’epoca taglia idealmente il traguardo dei trent’anni dal primo allacciamento in città.

Non è velleitario rivolgere lo sguardo al passato?

"No, perché è sotto gli occhi di tutti l’emergenza climatica, con il surriscaldamento legato anche all’accumulo spaventoso di anidride carbonica. In tutto il mondo, assieme all’allarme, si lanciano idee e proposte per invertire la tendenza".

Così lei ha ripensato al Progetto Geotermia.

"Io penso soprattutto all’enorme opportunità che Ferrara ha di proporsi come città a ’emissioni zero’ di anidride carbonica. Un’idea non mia, peraltro, ma che opportunamente veicolata da Comune e Regione potrebbe intercettare i finanziamenti a fondo perduto del ’Recovery Plan".

Immagino si riferisca al giacimento di acqua calda che Hera ha scoperto, assieme a Unife, nel 2009, e sul quale aveva preso corpo un progetto abortito cinque anni più tardi.

"E’ stata un’occasione gettata al vento. Hera aveva messo a disposizione un budget di 50 milioni di euro per realizzare la seconda centrale geotermica cittadina, visto che quella di Casaglia, che continua a servire anche i nuovi allacciamenti in corso, era destinata prima o poi a esaurirsi. Ma il progetto ha incontrato ostacoli di natura, per così dire, politica".

Ricordo le infuocate assemblee popolari, la contrarietà in Consiglio dell’allora civico Tavolazzi, fino alla determinazione sempre più flebile dell’amministrazione Tagliani.

"A Tiziano non assegno colpe, chi governa ha il dovere di misurarsi con la città. Ma oggi la città ha il dovere di misurarsi con un’emergenza assoluta, e visto che possibile portare il proprio contributo di soluzione e innovazione".

A chi tocca il primo passo?

"Evidentemente al Comune, e le dico che con il sindaco Fabbri ho avuto un timido abboccamento, perché l’area su cui dovrebbe nascere la centrale è pubblica. Poi soprattutto alla Regione, che ha la facoltà di proporre i progetti da candidare ai fondi del Pnrr. Dice che il presidente Stefano Bonaccini legge il ’Carlino’? Perchè con lui non ho parlato, e spero che il messaggio gli arrivi".

Anche Fabbri, come Tagliani, rischia però di scottarsi le mani con l’acqua calda, ricordando le proteste nate nel 2011.

"Può essere. Ma ha anche la possibilità di fare di Ferrara la punta avanzata della ’transizione ecologica’. Tempo fa il sindaco di Milano Sala parlava di utilizzare l’acqua calda emessa dalle centrali termoelettriche per riscaldare gli edifici in modo pulito. Noi abbiamo già mezza città che lo fa da trent’anni, e possiamo tornare apripista dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione ambientale".

Torniamo a far grande Ferrara, per scherzare.

"Lei scherza, io no, anche se non mi interessano quegli slogan. Ferrara ha semplicemente la possibilità di riprendere un grande progetto, proporlo al ministro Cingolani e ambire a completare un’opera utile a se stessa e al contesto globale".

Ha idea di quanto potrebbe costare il progetto oggi?

"No, ma ricordo che lo Stato negli anni ’80 ci diede oltre 130 miliardi di lire a fondo perduto. E che oggi, con la giusta convinzione, potremmo ottenere i fondi del Pnrr"

Nelle proteste che hanno fatto cadere l’idea di Comune e Hera, c’erano anche riserve legate ai possibili risvolti sismici per le escavazioni nel sottosuolo.

"I tecnici hanno spiegato meglio di me che quei timori erano infondati, perché la faglia non sarebbe stata sconquassata".