Era stato espulso dall’Italia come alternativa al carcere ma, una volta atterrato in Albania, è rientrato nel nostro Paese con un altro nome apparentemente ‘pulito’. A guastargli la festa sono stati però gli uomini della polizia di Stato che, a seguito di due perquisizioni, hanno scoperto la sua vera identità e lo hanno arrestato. A finire in manette è stato un albanese di 27 anni con alle spalle una pena da scontare di un anno di reclusione. Tutto comincia il 22 ottobre quando gli agenti della squadra mobile lo fermano per un controllo e procedono alla perquisizione della sua abitazione, in via degli Amanti. I primi accertamenti non danno alcun esito. Le verifiche successive fanno però emergere un sospetto. Il giovane controllato, seppure con generalità diverse, potrebbe essere un albanese già espulso a febbraio del 2019 come misura alternativa alla detenzione. Un dubbio che gli agenti non ci mettono molto a togliersi.
Il 30 ottobre si presentano nuovamente a casa dello straniero per altri approfondimenti. Sono le 15 quando bussano alla porta della sua abitazione invitandolo a mostrare il passaporto. Davanti alle richieste dei poliziotti, il ragazzo tradisce un’evidente agitazione, altro elemento che rafforza i sospetti degli uomini della questura. La successiva perquisizione toglie ogni dubbio. All’interno di un barattolo di patatine, gli investigatori della squadra mobile trovano un bilancino di precisione e due involucri di carta stagnola con all’interno 28 grammi di cocaina e undici grammi di sostanza da taglio. Subito dopo, il sospettato viene sottoposto al fotosegnalamento. Un’operazione che scioglie finalmente ogni incertezza sulla sua reale identità: si tratta infatti proprio del 27enne albanese espulso l’anno scorso e rientrato in Italia con un passaporto e una carta di identità con su indicato un nome diverso. Per lui ora è previsto il ripristino della pena da scontare, un anno e sei giorni di reclusione. I documenti sono stati sequestrati insieme a un cellulare e a 680 euro ritenuti probabile provento dell’attività di spaccio. Al termine delle verifiche, il giovane è stato accompagnato in carcere proprio a seguito del ripristino della pena per aver violato la misura alternativa dell’espulsione e per la detenzione di droga ai finiti di spaccio.