Il primo corrispettivo italiano di Escher è Primo Levi, autore e chimico la cui opera coniuga due dimensioni: letteratura e scienza. Anche Maurits Cornelis Escher coniuga due dimensioni: arte e scienza. Con le sue xilografie, si comporta come l’indovino Tiresia, che nel mito fu sia uomo che donna: allo stesso modo, l’artista olandese accede a mondi distinti, reali e immaginifici, con il grande merito di rendere possibile l’impossibile, attraverso matematica e geometria. Così, nel Novecento ha dato vita a un universo unico fatto di pluralità: un universo ben interpretato dalla mostra di palazzo dei Diamanti, che con un allestimento molto ‘social’ riesce a far immergere il visitatore in un percorso coinvolgente, tra giochi geometrici, specchi, video, intere stanze interattive e, ovviamente, numerose opere di Escher, più di 120.
Inaugurata oggi e visitabile fino al 21 di luglio, la mostra ‘Escher’ è organizzata da Arthemisia, Fondazione Ferrara Arte e Servizi Musei d’Arte del Comune di Ferrara, in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e Maurits. È patrocinata dalla Regione e curata da Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen. Le immagini di Escher non sono le uniche allestite a Palazzo dei Diamanti. Nell’ala Tisi, infatti, si può visitare una piccola mostra dossier dal titolo ‘Mirabilia estensi’, che approfondisce la conoscenza di un particolare genere di opere d’arte del Rinascimento, quello dei cofanetti "in pastiglia". Insieme alla presidente del Gruppo Arthemisia, Iole Siena, e al curatore Giudiceandrea, c’era anche il sindaco, Alan Fabbri. "Quella dedicata ad Escher – ha detto – è la rassegna che chiude e racchiude quanto è stato realizzato dal Comune di Ferrara in cinque anni di iniziative, volte a rendere ancora più attrattiva e vitale la città anche per gli amanti dell’arte e della cultura". Fabbri ha anche sottolineato come "per la prima volta, durante la mostra, i Diamanti ospiteranno per le prime tre settimane dopo la fine della scuola un centro estivo, rivolto ai bambini dai 6 ai 12 anni". "Non è solo un’esposizione – ha aggiunto l’assessore alla cultura, Marco Gulinelli –: è un viaggio vero e proprio, attraverso il bello e il bizzarro: ogni incisione di Escher è accompagnata da una forte volontà di scoprire la porta che spinge oltre l’ignoto".
In realtà, non è la prima volta che Escher approda alla corte estense. L’artista olandese, nato nel 1898 e scomparso nel 1972, passò per Ferrara giovanissimo, il 5 giugno del 1922 (nel box, riportiamo la pagina di diario che scrisse). Il fatto l’ha ricordato Vittorio Sgarbi, a cui si deve l’idea di una mostra su Escher. "La mostra nasce dalla funzione che ho avuto al governo e che ho avuto negli anni, ovvero il pronto soccorso: c’è un problema? Chiamano Sgarbi" ha scherzato il presidente di Ferrara Arte. "Si alza un grido di dolore dalla città e l’opposizione dice che la mostra di Funi (che ha preceduto Escher ndr) non ha abbastanza visitatori. Come soluzione ho proposto Escher, col quale ci avviamo a un successo sicuro". E perché proprio l’artista olandese? Perché "Escher mette insieme le cose lontane: piace alle persone che sognano, ai giovani che pensano a un futuro di speranza e romanticismo, e ai matematici. Questa sintesi ce l’ha già Ferrara, nel Rinascimento".