"Oltre diecimila messaggi" in un mese, a partire dal 7 novembre e fino al giorno del sequestro dei dispositivi. Uno scambio continuo, a qualunque ora del giorno e della sera, dove sarebbero emersi "diversi" messaggi a sfondo sessuale, "decisamente espliciti", tra l’alunna delle scuole medie e uno dei suoi docenti ora indagato per adescamento di minori. Un’analisi dettagliata, una lettura a tratti choccante e imbarazzante fatta emergere grazie al lavoro (depositato i primi dell’anno) del consulente tecnico del pm Augusto Borghini, il cui incarico era stato conferito lo scorso 19 dicembre. "Accertare la presenza di file, immagini di carattere pedopornografico, fotografie, comunicazioni tra i due", questa la richiesta messa nero su bianco del quesito. E se dagli apparecchi elettronici sequestrati al docente – telefono, tablet, pc – non sarebbero emersi elementi di natura pedopornografica o immagini vietate della parte offesa, sarebbero le migliaia di messaggi via whatsapp a portare alla luce un rapporto scritto malato. Iniziato quasi per gioco, con un "buongiorno", "buonasera", "come stai", effusioni attraverso abbracci e baci virtuali, poi via via degenerato in complimenti sempre più spinti, sogni e desideri hot, fino ad arrivare a vere e proprie manifestazioni di un amore insensato tra un adulto e una ragazzina delle medie. Quasi si trattasse di un rapporto epistolare tra amanti, che si concludeva ogni volta con un "ci vediamo" o "ci sentiamo domani".
‘Pensieri’ inviati e ritenuti inequivocabili per la pubblica accusa, secondo la quale il docente induceva la sua alunna "a compiere atti di natura sessuale prospettandole, di persone e tramite whatsapp, le sue fantasie erotiche, riuscendo a carpirle pienamente la fiducia (...)". Fin dalla primissima analisi della chat impressa nel telefonino della minorenne consegnato dalla madre ai carabinieri, quello scambio di messaggi era stato definito "non perfettamente consono per il ruolo svolto dall’insegnante nei confronti della minore". Una relazione "estremamente promiscua", con il docente che in più occasioni, secondo gli inquirenti, avrebbe esternato la sua felicità nello stare con la ragazzina. Tra i due, va detto, le indagini hanno escluso atti sessuali.
Accuse infondate, continuerebbe a ripetere il docente il quale il mese scorso aveva scelto di non impugnare il sequestro di computer e telefono per permettere alla Procura di concludere le indagini e poi dimostrare l’inesistenza delle contestazioni. Chiusa l’inchiesta, ora l’indagato avrà venti giorni di tempo per decidere se presentare una memoria scritta oppure farsi interrogare. E la scuola in tutto questo? Secondo quanto trapela, l’istituto dove lavora il professore sarebbe stato messo al corrente già alcuni giorni fa degli accertamenti in corso di Arma e Procura.
Nicola Bianchi