di Federico Di Bisceglie
I danni dell’alluvione colpiscono un territorio che, in partenza, presenta delle fragilità strutturali. Il Lido di Volano è ancora allagato. La Regione ha firmato lo stato di emergenza ed è iniziata la posa dei massi ciclopici. Ma l’evento che si è verificato qualche giorno fa "ha una portata davvero eccezionale. Di mareggiate come questa esiste la probabilità che ne accada una in cento anni". A dirlo è Paolo Ciavola, docente Unife che sta seguendo gli accadimenti sulla costa e che sta partecipando al progetto europeo Ecfas, che approfondirà questo evento come caso studio per una migliore prevenzione dell’impatto su beni e persone.
Il pericolo di mareggiate, però, è abbastanza conclamato nelle nostre coste. Cosa si poteva prevedere?
"Sì, i documenti della direttiva Alluvioni parlano chiaramente di un forte rischio mareggiate nelle nostre zone ma, appunto, l’eccezionalità di questo fenomeno ha prodotto danni davvero ingenti. Peraltro i disagi non si sono registrati solo sul nostro territorio, bensì su quello ravennate e lungo tutto il Delta. Attualmente stiamo mappando il livello dell’alta marea per capire quali strategia adottare in futuro".
Si è già fatto un’idea in questo senso?
"Posto che risulta complesso immaginare una struttura come il Mose per protegge la laguna di Goro, nel nostro territorio, un primo metodo efficace potrebbe essere quello di realizzare dune invernali con criteri progettuali ben definiti per schermare al meglio quanto meno le infrastrutture a ridosso della costa".
Probabilmente sarebbe auspicabile anche un rafforzamento delle barriere arginali.
"Senz’altro. Comunque, a oggi, non abbiamo un riscontro che ci motivi la rottura dell’infrastruttura di contenimento proprio a Volano. Gli argini non sono sufficienti, per gestire questi fenomeni occorre una visione più a lungo termine".
A cosa fa riferimento in particolare?
"E’ ragionevole immaginare che le mareggiate, con tutte le conseguenze del caso a partire dall’erosione della costa, saranno sempre più frequenti.Occorrerebbe realizzare delle zone ‘cuscinetto’ che assorbano l’allagamento. Non solo. Bisognerebbe pensare a un piano infrastrutturale alternativo che tenga conto di questi fenomeni sotto il profilo logistico. Sennò, si blocca tutto, generando un freno alla competitività".
In questa ottica bisognerebbe ridisegnare la morfologia di interi paesi, evitando che le mareggiate creino problemi non solo alle attività ma anche alle case.
"Bisognerebbe arrivare al punto di evitare danneggiamenti ai livelli più bassi delle abitazioni. Dalle cantine ai garage, evitando di concentrare le forniture elettriche (ad esempio) in quei luoghi. Ugualmente anche gli stabilimenti balneari non dovrebbero essere strutture inamovibili come sono ora anche nel periodo invernale. Infine anche soluzioni che lavorino affiancando la natura come dune e zone umide andrebbero considerate per dissipare i livelli di acqua estremi".