REDAZIONE FERRARA

Due ferraresi in lizza per la ’miglior architettura’

Ieri, alla fiera di Bolzano, alle 15, si è tenuta la premiazione per la ‘Miglior architettura in legno 2025’. Tra...

Ieri, alla fiera di Bolzano, alle 15, si è tenuta la premiazione per la ‘Miglior architettura in legno 2025’. Tra...

Ieri, alla fiera di Bolzano, alle 15, si è tenuta la premiazione per la ‘Miglior architettura in legno 2025’. Tra...

Ieri, alla fiera di Bolzano, alle 15, si è tenuta la premiazione per la ‘Miglior architettura in legno 2025’. Tra i 12 finalisti – selezionati in una rosa di 144 partecipanti – due sono ferraresi. Nell’elenco di 6 premiati e 6 menzionati infatti, appaiono i nomi dei due architetti Giorgio Nicolò e Antonio Ravalli, con il loro progetto ‘Centro ank’io’ a Villafranca di Verona.

In cosa consiste il progetto?

"Il nuovo edificio è composto da una piastra unica di copertura in appoggio sui volumi in calcestruzzo. L’atrio, grazie al sistema di pareti mobili, può trasformarsi in una piccola sala convegni di oltre 120 mq. Le aule, utilizzando lo stesso sistema, possono funzionare separatamente in un numero di quattro, oppure trasformarsi in due ampi spazi".

C’è una qualche ispirazione?

"Mies van der Rohe è sempre la stella polare. Il programma ci ha portato a realizzare qualcosa di originale e pulito, minimalista. I materiali sono limitati per creare l’effetto di semplicità e bellezza".

‘Centro ank’io’ a chi è rivolto?

"Il progetto ha la funzione di integrare giovani madri e famiglie in difficoltà. L’edificio ospita locali necessari al funzionamento del centro per famiglie tra cui un atrio, un ufficio, due aule, una biblioteca e i servizi".

Che ruolo ha avuto lei?

"Io sono stato il direttore dei lavori e l’abbiamo consegnato un anno e mezzo fa. Io e Antonio Ravalli abbiamo partecipato al concorso nazionale e abbiamo vinto il bando nel 2021".

Lo spazio aperto è coperto un grande tetto cassettonato.

"È stato pensato in tempo covid e volevamo che tutto fosse funzionale. Abbiamo pensato a lezioni all’aperto. Il progetto è concepito come un’unione di più corpi che si affacciano all’esterno, ma che si relazionano anche internamente tra loro mediante l’andamento dei percorsi, l’affaccio su spazi interni e una copertura che tutto chiude e unifica. L’unione tra la parti del complesso è garantita dalla copertura, un elemento costruttivo omogeneo in legno lamellare che delimita l’esterno".

Cosa l’ha spinta a collaborare con Ravalli?

"La scelta è stata mirata. Io avevo lo studio a Verona e vivevo a Ferrara da diversi anni. Il bando richiedeva un determinato curriculum e quindi abbiamo unito le forze per poter avere i numeri e competere. Io sono un estimatore di Ravalli, oltre a essere collega. Lo ritengo uno dei più bravi con cui abbia lavorato".

Andriy Sberlati