"Le morti in carcere sono morti di Stato, quattordici detenuti sono stati uccisi dalla polizia penitenziaria". Parole pronunciate nel maggio 2020 durante una manifestazione anarchica davanti all’Arginone e che sono costate care ad Antonio Rizzo, 39enne pugliese trapiantato a Torino, nome noto della galassia della ‘A’ cerchiata e già al centro di una importante indagine sul mondo antagonista. L’uomo, finito a processo con l’accusa di vilipendio alla Repubblica e alle forze armate, è stato condannato a mille euro di multa. I fatti al centro del procedimento risalgono alla primavere del 2020. Era pieno periodo Covid e la protesta dovuta alle restrizioni della fase pandemica infiammava le case circondariali di tutta Italia, in alcuni casi con esiti tragici. Ed è proprio a seguito della morte di alcuni detenuti durante quelle rivolte che venne organizzata una manifestazione di anarchici vicino all’Arginone. Presidio al quale prese parte anche Rizzo. L’imputato, secondo le ricostruzioni dell’accusa, avrebbe pronunciato parole di fuoco all’indirizzo dei ristretti e del personale di polizia penitenziaria, in relazione ai decessi avvenuti nelle carceri durante i disordini del marzo dello stesso anno. "Quattordici detenuti sono stati uccisi dalla polizia penitenziaria – sono le frasi che vengono contestate a Rizzo –, anche se ci hanno raccontato che sono morti a causa del metadone, ma queste, come tutte le morti in carcere, sono morti di Stato". Parole per le quali il 39enne è stato indagato e processato. Ieri il verdetto, con la condanna emessa dal giudice Anna Maria Totaro a una multa da mille euro.
Quello di Rizzo, si diceva, è un nome già noto alle cronache giudiziarie che riguardano il mondo antagonista e anarchico. Tra gli elementi di spicco del centro sociale Asilo Occupato di Torino, finì nel 2019 nella rete della Digos nell’ambito dell’operazione ’Scintilla’. L’inchiesta metteva sotto la lente una cellula anarchica sospettata di avere organizzato ventuno attentati con plichi esplosivi (tra gli obiettivi anche Poste Italiane) durante una campagna contro i Centri di permanenza per il rimpatrio e le politiche governative sull’immigrazione. Tra i reati, contestati a vario titolo, comparivano anche l’associazione sovversiva e l’istigazione online a commettere azioni di violenza contro le imprese appaltatrici dei Cpr. Per quei fatti Rizzo è stato processato a Torino, dove ha ottenuto una parziale assoluzione in primo grado (caduta l’ipotesi di associazione sovversiva). Assoluzione diventata poi completa al termine del processo di Appello concluso in aprile. Il 39enne, arrestato nel 2019 nell’ambito di ‘Scintilla’ e difeso dall’avvocato Ettore Grenci, attualmente è libero.