E se fossimo ancora nell’Eden? Lo staremmo deliberatamente distruggendo. Ma cosa ci sarebbe dopo l’Eden? Ancora l’Eden. Il giardino della Genesi si rigenererebbe (con o senza l’uomo, poco importa) in una magnifica entropia in cui distinguere un soggetto da un altro non è poi così importante. L’attimo che precede l’apocalisse è unito a quello che la segue in una mostra allestita negli spazi della galleria ‘Zanzara arte contemporanea’ di Ferrara (organizzata con il patrocinio della Regione e del Comune): un’unione nata dalle curatrici, Giulia Giliberti e Sara Ricci, che per la prima volta hanno reso possibile l’incontro tra gli artisti Denis Riva (Deriva) e Luca Zarattini. Il percorso dell’esposizione parte con il tema molto dannunziano della trasformazione dell’uomo in natura. Uomo-natura, natura-uomo: rapporto dialettico spesso impari, che Deriva, ad esempio, declina con immagini di uomini che si trasformano in piante o in animali: tema, per dire, delle Metamorfosi di Apuleio oppure di uno dei libri più tradotti al mondo, Pinocchio.
La disgregazione della figura umana, via via, coinvolge tutto il mondo naturale e, in Zarattini, va incontro a una sorta di secondo Big Bang, un’esplosione di colori e di forme sempre meno definite. Da qui, la rinascita: piccole sculture emergono dal terreno e quasi invitano l’osservatore a intuirne il significato. Distruggere e creare. Deriva e Zarattini. Il risultato è la loro prima e unica opera a quattro mani, dal titolo eloquente: ‘La grande cloaca che ci seppellirà tutti’: si tratta di un’opera immersiva che dà la possibilità di pestare quel materiale di scarto che, appunto, finirà per seppellirci tutti e che presenta, sulla parete di fondo, un dipinto (una sorta di post-Giudizio Universale) in cui uomini minuscoli rinascono dalla distruzione del loro stesso universo.
Francesco Franchella