Ferrara, 29 dicembre 2024 – "La terrei in carcere fino a quando non dice la verità su tutto e tutti". Donata Bergamini, sorella di Denis, il calciatore ucciso a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza, il 18 novembre 1989, non dimentica, non può dimenticare le bugie di Isabella Internò e i 35 anni di dolore e lotte per far emergere la verità: nessun suicidio, ma omicidio premeditato.
Con Internò, l’allora ex fidanzata di Bergamini, condannata a 16 anni di carcere per omicidio premeditato. E, di recente, l’apertura di un’inchiesta nei confronti del cugino di Internò, Roberto, per concorso in omicidio. Tutto spiegato nei minimi dettagli nelle oltre 500 pagine di motivazioni della Corte di Assise.
Che effetto fa leggere o comunque sapere che i giudici hanno scritto in ben 500 pagine tantissimi aspetti che potevano essere chiariti già allora, cioè 35 anni fa?
"È un mix fra dolore e piacere. Dolore perché ho dovuto lottare prima assieme a papà, poi sola. Una lotta disumana, potrei definirla una lotta per aprire le porte della verità, ma alla fine del traguardo c’era sempre chi chiudeva il cancello. Piacere perché finalmente è stato scritto e dimostrato quello che noi famigliari da subito avevamo notato ed espresso apertamente e che poi è stato portato avanti dai nostri legali: Denis era stato ucciso e non era stato trascinato per 60 metri, si vedeva già allora se si fosse voluto vedere. Altrettanto fuori luogo, in tutti questi anni la presenza e i racconti della Internò".
In una parte delle motivazioni, la Corte evidenzia tutte le contraddizioni nel racconto della Internò, macroscopiche, e come lei abbia cercato di farle emergere nel corso degli anni: c’è ancora tanta rabbia o vince il senso di liberazione dovuto alla verità emersa così nettamente?
"Di primo acchito l’esclamazione è stata: finalmente! Quante volte io e mio padre ci siamo chiesti, ma come è possibile credere a un racconto così stucchevole e fantomatico confrontato con gli oggetti di Denis, con il suo viso. La rabbia è tanta, papà questa ’soddisfazione’ non ha potuto viverla (Domizio Bergamini è morto a gennaio 2020, ndr)".
Cosa si aspetta possa emergere dall’indagine su Roberto Internò, sospettato di avere avuto un ruolo materiale nell’omicidio di suo fratello?
"Su di lui mi aspetto che quello che ho sentito in udienza, dalle varie testimonianze, soprattutto quelle della moglie (in una intercettazione ambientale, ricordata dai giudici, la moglie Michelina gli urla ’Bergamini dovrebbe fartti a pezzi...come tu hai fatto con lui’, ndr) venga messo nero su bianco, mi aspetto e sono certa che che la Procura di Castrovillari anche qui cercherà la verità. La Internò da sola non può avere fatto tutto".
Che effetto le fa sapere che da qui a qualche mese, con alta probabilità, potrebbe esserci il ricorso in Appello della difesa Internò e quindi dover riaffrontare un altro processo?
"Se ci sarà lo affronterò, come ho affrontato questo, a testa alta, io non ho bisogno di abbassare lo sguardo e credo che chiunque legga le carte si renda conto di quanto male è stato fatto alla mia famiglia e di quanti anni di benefit ha goduto l’ imputata".
Internò colpevole, almeno per i giudici di primo grado, il cugino indagato per concorso. Non ci sono altri coinvolgimenti per l’idea che si è fatta?
"Se sino ad oggi Internò non ha parlato il motivo c’è. Sarebbe giusto restasse in carcere (Internò è libera fino a sentenza passata in giudicato, ndr) fino a quando non racconta la verità su tutto e su tutti. Cosa posso dire su persone, se così le vogliamo chiamare, che non hanno avuto rispetto neppure per un corpo inerme dopo averlo ucciso, deriso e infangato?".
Che cosa l’ha confortata nei tre difficili anni di processo?
"All’interno dell’aula ciò che mi dava fiducia era l’attenzione nell’ascolto da parte della Corte. Mi sono scese le lacrime quando ho ascoltato la requisitoria del pm Primicerio (quante volte mi sono chiesta: chissà se riuscirà...35 anni, chiusure, riaperture, falsità, insabbiamenti, depistaggi). E ho apprezzato la requisitoria del procuratore".
Qualcuno da ringraziare?
"Oggi posso dire che senza l’intuizione del mio avvocato Fabio Anselmo di far parlare il corpo, dell’attento studio delle carte non saremmo arrivati a questo punto. Ringrazio lui e i suoi colleghi (Pisa e Galeone). E ringrazio anche il mondo dell’informazione, che ha avuto un ruolo importante per non dimenticare".