
Con sfumature diverse, i consulenti di pm e difesa hanno evidenziato negli imputati vizi di mente "Non patologie, ma una condizione fisiologica legate alla paura. Gli agnelli si sono tramutati in lupi".
Una reazione emotiva "devastante e di breve durata" che scatta in un momento di forte stress, dopo il naufragio di ogni tentativo di mediazione. Quando Mauro Di Gaetano colpisce con quel lucchetto da un chilo la testa di Davide Buzzi (foto in alto) compie un atto "ripetitivo, ritmico, sempre in un punto". Non un gesto volontario, ma "meccanico, automatico". A quel punto il barista 43enne "era programmato per distruggere", un "agnello trasformato in lupo". Sono alcune delle espressioni più forti con le quali gli psichiatri, ascoltati nel corso del processo per l’omicidio del Big Town, hanno delineato le condizioni psichiche di Di Gaetano, imputato insieme al padre settantenne Giuseppe per l’omicidio del tatuatore 43enne Buzzi e per il ferimento del 23enne Lorenzo Piccinini, fatti avvenuti la sera del primo settembre 2023 tra le mura del locale di via Bologna.
L’udienza di ieri è stata interamente dedicata all’audizione dei consulenti psichiatrici di procura e difesa, Roberto Zanfini e Luciano Finotti. Le relazioni si sono concentrate in gran parte su Mauro e solo in misura minore su Giuseppe. Seppur con qualche sfumatura, le conclusioni dei due esperti sul figlio convergono su un aspetto: capacità di intendere scemata (parzialmente per Zanfini, grandemente per Finotti). Per il padre il solo Finotti parla invece di facoltà in parte compromesse. Una condizione – altro elemento di concordanza tra i tecnici – non dettata da patologie psichiatriche, assenti in entrambi gli imputati, ma da una situazione fisiologica legata al contesto di pericolo e di forte stress che entrambi stavano vivendo. Il primo a prendere la parola davanti allo corte d’Assise è stato Zanfini. La sua relazione, su incarico del pubblico ministero Barbara Cavallo, si è focalizzata su Mauro. Il 43enne, spiega lo psichiatra, "si trova in una situazione di pericolo, nata già in precedenza con le minacce da parte di Buzzi". Quando quest’ultimo e Piccinini fanno irruzione al Big Town con la tanica di gasolio, scatta nel barista "una reazione di tipo fisiologico, una condizione nota come di ‘attacco o fuga’". Un quadro che "altera la coscienza e il comportamento, uno stato non controllabile con distorsione di percezione e volontà". Secondo il consulente della procura, lo stato di parziale incapacità inizia quando "nel lato sinistro del locale accade qualcosa e Mauro dice di essere stato colpito e di aver perso gli occhiali. Reazioni di questo tipo avvengono spesso quando una persona in forte stress viene toccata, scatenando atti di tipo automatico". I colpi di lucchetto appunto. Ma solo la prima serie da oltre trenta, precisa Zanfini. Secondo l’esperto, infatti, quando il 43enne torna su Buzzi ormai inerme infierendo con gli ultimi quattro o cinque colpi, ha già riacquistato la capacità di intendere e volere.
La seconda parte della mattinata è stata dedicata all’audizione di Finotti, consulente della difesa degli imputati. "Quello che è successo a queste due persone – illustra lo psichiatra – è stato talmente impattante da trasformare gli agnelli in lupi e i lupi in agnelli". Poi entra nel merito, partendo dalla prima aggressione subita da Mauro il 25 agosto a opera di Buzzi. "Subito dopo viene abbandonato dai dipendenti e cerca la compagnia di qualcuno, prima la moglie poi il padre – prosegue –. La sera del primo settembre, con l’arrivo di Buzzi e Piccinini, la sua ansia aumenta e lo porta nella condizione fisiologica del ‘combatti o scappa’". Ma il 43enne è dietro il banco e non può fuggire: "Cerca di mediare, senza esito". Questione di secondi e tutto crolla. "Succede qualcosa – così Finotti – e parte una furia distruttiva che si concentra in meno di un minuto".
Da lì e fino agli ultimi colpi, secondo il consulente, il barista "non è in grado di intendere e volere". Quadro leggermente diverso, almeno per quanto riguarda le premesse, per Giuseppe. "Per lui – così Finotti – la possibilità di fuga c’era. Cerca di interloquire, si allontana, ritorna, colpisce. Azioni irrazionali che denotano una non piena capacità di intendere legata allo stato di paura". Il caso tornerà in aula il 15 maggio per gli ultimi testi e l’esame degli imputati.