
I carabinieri davanti al Big Town l’indomani dell’omicidio di Davide Buzzi
La morte per asfissia meccanica di Davide Buzzi, avvenuta nel 2023 al Big Town e causata, perlopiù, dai trentotto colpi del pesante lucchetto inferti da Mauro Di Gaetano, è stata al centro dell’udienza di ieri in tribunale. Oltre a sentire gli incaricati della medicina legale, si sono alternati i consulenti di parte degli avvocati dei due imputati per omicidio, Mauro Di Gaetano e il padre Giuseppe. Tutti hanno concordato che la morte di Buzzi per asfissia stata favorita dalla posizione supina e causata dal sangue entrato nelle vie aree, ma sul fatto che la vittima si sarebbe potuta salvare, le parti hanno dato pareri diversi. In particolare, Lorenzo Marinelli, uno dei consulenti nominato dall’avvocato di Mauro Di Gaetano, Michela Ciaccia, ha sottolineato il ’fracasso facciale’, come nel caso di Davide Buzzi, è una lesione che accade spesso negli incidenti e nelle aggressioni, ma difficilmente porta alla morte. E che a causare il decesso di Buzzi, secondo lo stesso medico legale, sarebbero state due componenti: la posizione supina che ha favorito l’ingresso del sangue nelle vie aree e il fatto che si sia deciso di intervenire intubandolo invece che praticare una cricotiroidotomia con il kit di emergenza.
Un intervento, quello di Marinelli, che ha destato clamore in aula, perché in precedenza il consulente della Procura Roberto Testi aveva ritenuto questa soluzione di difficile applicazione per un equipaggio di un’ambulanza del 118. Marinelli, invece, pur sottolineando plausibile la scelta di intubare il paziente da parte dei medici di quella tragica notte al Big town, ha indicato come percorribile una seconda via: la cricotiroidotomia, azione che avrebbe evitato il soffocamento. Marinelli ha anche sottolineato di non volere addossare nessuna colpa ai sanitari; anzi, entrambe le scelte, compresa quella di intubare il paziente, erano giuste. Anche sul numero dei colpi di lucchetto, il consulente della difesa ha puntualizzato: sarebbero stati di meno e non 38, perché, fra l’altro, una parte non avrebbe colpito il volto di Davide Buzzi. Su questi punti, è nato un dibattito in aula tra Marinelli e il pm Barbara Cavallo, che ha voluto fare chiarezza sulla non responsabilità dei sanitari e sul fatto che il numero dei colpi di lucchetto non cambiasse la sostanza delle cose.
Lo stesso Marinelli ha convenuto sulla non responsabilità dei medici intervenuti al Big Town. Oltre ai 38 colpi di lucchetto, vanno annoverate le coltellate del padre Giuseppe. La morte, però, non fu causata dai fendenti dell’uomo.