CRISTINA RUFINI
Cronaca

Delitto Bergamini, la sentenza tra cori, preghiere e parole in aula. Donata e Isabella, l’ultima attesa

Prima della Camera di consiglio, l’imputata ha rilasciato dichiarazioni spontanee invocando Dio: “Io, innocente”. La sorella del giocatore invece è rimasta in silenzio tra gli abbracci di amici ed ex compagni di Denis. Il dolore di Padovano: “Avrò sempre il rammarico di non avergli chiesto di più quell’ultimo giorno”

Cosenza, 2 ottobre 2024 – Gli striscioni dei tifosi del Cosenza, subito fuori il palazzo di giustizia ieri mattina intorno alle 9 davano già l’idea che il giorno era di quelli importanti. Storici, che necessitano appunto del sostegno dei ’supporter’: stava per iniziare l’ultima udienza del processo a Isabella Internò, l’ex fidanzata dell’idolo mai dimenticato, Donato Denis Bergamini lo storico numero 8 argentano del grande Cosenza degli anni Ottanta. L’ultima udienza prima di una sentenza attesa per 35 anni. E loro, con la bandiera numero 8 e lo striscione ’Verità per Denis’ vergato con i colori della squadra del cuore, stavano lì a sottolineare l’importanza del momento. Mentre in aula erano già presenti l’imputata, accusata di essere la mandante dell’omicidio del calciatore di Boccaleone e una fila dietro la sorella di Denis, Donata, ieri raggiunta dai tre figli e dal genero. Poco più di un’ora per le repliche di procura e parti e poi l’inizio dell’attesa. Minuti che diventano interminabili.

Papà Domizio, morto alcuni anni fa, bacia la foto del figlio. Dopo 35 anni, ecco la prima storica verità
Papà Domizio, morto alcuni anni fa, bacia la foto del figlio. Dopo 35 anni, ecco la prima storica verità

“Un’ora prima della fine della Camera di consiglio vi daremo comunicazione”, ha spiegato sinteticamente la presidente della Corte di assise, Paola Lucente, senza però indicare un range di orario. E allora per imputata – capelli lunghi quasi color cenere, giacca blu e maglietta bianca – e sorella della vittima è iniziato il giorno più lungo. La Internò, qualche istante prima, si era alzata in piedi per fare una brevissima dichiarazione. Non aveva mai parlato in tre anni di processo. Rivolgendosi alla Corte, con voce flebile: “Io sono innocente. Giuro – le sue parole – davanti a Dio di non aver commesso alcun reato. Lui mi è testimone ma non può essermi di aiuto”. E poi via in tutta fretta, sempre da una strada privilegiata di uscita. Rintanata nella sua casa, insieme al marito Luciano Conte, anche ieri presente in aula qualche fila più indietro. Non concedendo neanche in questo epilogo di essere ripresa o fotografata. Ha lasciato il palazzo di giustizia in tutta fretta.

Donata invece no. Quasi non volesse allontanarsi troppo da quel luogo che, qualche ora più tardi, rappresenterà la svolta dopo anni di dolore e di battaglie alla ricerca della verità. Non è stata mai un minuto da sola. Attorno anche il fedelissimo amico di Denis, Gigi Simoni, portiere di quel grande Cosenza, e i suoi parenti. Oltre a un’amica che l’ha accompagnata nei giorni cosentini della fase finale del processo. Combattiva, a testa alta, ha affrontato la vicinanza con chi secondo lei e secondo la procura di Castrovillari, le ha distrutto la vita. Il volto segnato da anni di battaglie, ma comunque lì. Ferma.

In attesa di sapere se finalmente “giustizia per Denis” si potesse compiere. Presenti altri big di quel Cosenza, l’ex bomber Michele Padovano, all’epoca compagno di stanza di Bergamini, attaccato duramente dalla difesa Internò fino all’ultimo, che lo ha fatto ’apparire’ come una delle possibile cause del suicidio di Denis, perché ancora lì sono rimasti. Ieri Michele non ha affrontato il discorso. Ieri era il giorno di Denis, dell’attesa. E della storia. Per eventuali passaggi giudiziari su quanto gli è stato sputato addosso, c’è tempo per riflettere. Lui lo ha già ripetuto molte volte con il groppo in gola: “Avrò sempre il rammarico, quel giorno che vidi Denis cupo, di non avergli chiesto di più”. Ma indietro non si torna e forse non sarebbe cambiato nulla. In tribunale c’erano anche Alberto Urban, centrocampista, sempre al fianco di Donata nelle iniziative pro Bergamini, e padre Fedele Bisceglia, che 35 anni fa celebrò il funerale di Denis.