Cosenza, 30 settembre 2024 – Si conclusa dopo ore, l’arringa dell’avvocato di Isabella Internò, unica imputata (in concorso con ignoti) per l’omicidio premedito di Donato Denis Bergamini, il calciatore di Argenta in provincia di Ferrara, ucciso il 18 novembre 1989, a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza.
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La procura di Castrovillari (procuratore capo Alessandro D’Alessio e pm Luca Primicerio) ha chiesto la condanna a 23 anni reclusione "per un delitto che meriterebbe l’ergastolo”, riconoscendola come la mandante, ma essendo trascorsi 35 anni e contando sul fatto che oggi l’imputata possa essere una persona diversa, hanno riconosciuto le attenuanti generiche.
Non ci sta la parte civile, rappresentata dagli avvocati Fabio Anselmo, Alessandra Pisa e Silvia Galeone, che nei due giorni di arringa hanno ripercorso le tappe della contorta e lunghissima vicenda giudiziaria e chiesto il massimo della pena, sottolineando che l’imputata non è affatto cambiata. Massimo della pena che chiede anche Donata Bergamini, sorella del calciatore ucciso. “Non è cambiata...per niente. Mi aspetto Giustizia e il massimo della pena”, ha ribadito più volte nei giorni scorsi.
L’arringa di difesa di Isabella Internò
L’avvocato Angelo Pugliese che difende Isabella Internò ha parlato per ore in un’arringa molto lunga, a tratti melodrammatica, e in qualche passaggio anche 'pesante' nei confronti della procura di Castrovillari, 'rea' per suo dire di aver voluto un processo a tutti i costi e aprendo al dubbio di una “connivenza” con un ex collega di Bergamini, Michele Padovano, all'epoca compagno di stanza del calciatore ucciso il 18 novembre del 1989 lungo la Statale Jonica.
Riportando quanto dichiarato da un maresciallo in servizio nel 1989, lo stesso Pugliese veniva indicato come una delle possibile “cause del suicidio di Bergamini, perché lo avrebbe portato su una cattiva strada e quando Bergamini se ne è reso conto, ha capito che la sua carriera cui teneva molto poteva essere compromessa”, e per l'avvocato della difesa avrebbe deciso di uccidersi. In conclusione alla lunga arringa, l’avvocato ha chiesto l’assoluzione di Isabella Internò “perché innocente, perché non può pagare l'unica persona che gli ha voluto veramente bene e che ha cercato di allontanarlo da Padovano. Altrimenti torniamo indietro a 500 anni fa quando facevano i processi alle streghe, in questo caso alla strega Internò”.
C'è ancora incertezza sulle controrepliche di procura, parte civile e a seguire, se del caso, anche della difesa. Tutto è stato aggiornato a domani mattina. Da capire se davvero ci sarà il tempo utile per la sentenza dopo tre anni di processo e oltre sessanta udienze.