ARGENTA
"Non fate con la Internò lo stesso errore giudiziario commesso con Enzo Tortora". E’ uno dei passaggi più scenici dell’arringa dell’avvocato Rossana Cribari, uno dei legali del collegio difensivo di Isabella Internò, imputata di concorso in omicidio premeditato per la morte di Donato Denis Bergamini, il calciatore argentano ucciso il 18 novembre 1989, quando aveva da poco compiuto 27 anni. L’imputata dopo avere saltato le quattro udienze in cui hanno parlato i magistrati della Procura di Castrovillari, chiedendone la condanna a 23 anni, e poi gli avvocati di parte civile, appellandosi al massimo della pena, ieri è tornata in aula, a fianco del marito Luciano Conte.
"Quello contro Tortora – ha sottolineato Cribari – è stato un processo per cui l’Italia intera ha perso la faccia e rischia di perderla ancora, se condannerete Isabella commetterete un errore". Per poi passare ad elencare i punti cardine per sostenere la propria tesi di innocenza, non mancando un altro passaggio colorito, come definire ’polverina di Harry Potter’ la glicoforina, il cui impiego in medicina forense serve per stabilire la vitalità o meno delle ferite. Quella che ha permesso di stabilire che Denis Bergamini era già morto quando il suo corpo è stato sormontato dall’autocarro arancione. Non va bene per la difesa tutto questo. "Si è voluto a tutti i costi cercare un colpevole – ha affermato ancora Cribari – e trovare una verità che non c’è". E poi ancora "la testimonianza della Internò su questo deliberato suicidio è chiara e ragionevole. Anzi avrebbe tratto vantaggio dal parlare di incidente". Confutando tutte le consulenze e perizie che si sono succedute dopo quella del dottor Avato : "L’unica da prendere in considerando per il collegio difensivo dell’imputata. L’esito dell’autopsia effettuata da Avato nel gennaio 1990 è perfettamente sovrapponibile con i riscontri effettuati 23 anni dopo dai Ris". "Se la volete condannare mi dovete dire, come e quando e con chi e perché Internò sarebbe rimasta sul luogo del delitto", ha concluso Cribari.
Non è mancata anche ieri in aula la sorella di Denis, Donata Bergamini, che da 35 anni chiede giustizia "Chi ha indagato allora (dottor Ottavio Abbate) ha fatto cose assolutamente inaccettabili delle quali dovrebbe essere chiamato a rispondere – commenta la sorella del calciatore ucciso – Ed è grazie a lui se siamo arrivati a questo punto, mi aspetto giustizia". Poi i ringraziamenti ai suoi legali. "Ringrazio l’avvocato Fabio Anselmo e le colleghe Silvia Galeone e Alessandra Pisa – conclude – non solo per l’ esposizione dettagliata e motivata, ma per non aver mai lasciata scoperta nessuna udienza e intervenendo con incroci di dati e non con congetture o suggestioni". Si torna in aula lunedì con l’arringa della difesa. Sentenza prevista per martedì.