ARGENTA
"Oggi (ieri, ndr) il mio avvocato durante la sua arringa ha messo nero su bianco quei punti che erano rimasti nel nulla, a causa delle indagini non fatte, i depistaggi e le falsità". Donata Bergamini, sorella di Denis, il calciatore ucciso 35 anni fa in provincia di Cosenza, è provata dopo la lunga arringa del legale che la rappresenta, l’avvocato Fabio Anselmo. Provata, tanto che a un certo punto è dovuta uscire dall’aula per il dolore rinnovato da quella ricostruzione cruda ma necessaria. "Ora tutti i tasselli si sono incastrati – prosegue Donata – sono andati al loro posto, con chiarezza, mi aspetto solo il massimo della pena...perché nella Internò non c’è stato nessun cambiamento in positivo, anzi". Poi un grazie al legale "che ha sostenuto ore e ore di arringa, anche con la febbre", conclude. Ma il momento processuale è troppo delicato per non essere presenti. "Le bugie delle Internò pesano come macigni. L’ha detto il pm: in questo processo emerge la falsità dell’alibi. Siamo davanti a un processo indiziario e bene ha fatto la Procura ha percorso ogni pista possibile. Noi siamo convinti che Isabella Internò abbia ucciso Denis Bergamini e dopo 35 anni chiediamo giustizia". È uno dei passaggi dell’arringa dell’avvocato Anselmo, che ha sottolineato come non ci siano dubbi che Isabella Internò "sia la mandante dell’omicidio di Bergamini". Un delitto maturato in "un ambiente patriarcale, nell’ambito familiare Internò", per "lavare l’onta di non essere stata sposata dopo un aborto", come nei giorni scorsi hanno messo in luce il procuratore capo Alessandro D’Alessio e il pm Luca Primicerio.
L’avvocato Anselmo ha anche sottolineato, nelle ore e ore di arringa, "la sciatteria e le lacune che si ono succedute negli anni di indagini". Ma non solo. "Internò ha mentito – ha sottolineato ancora Anselmo – e già questa è una prova. E la verità è che già fin da subito dopo la morte, nel 1989, era chiaro che si trattava di un omicidio. Che già la perizia di Avato, che fece l’autopsia nel 1990, esclude la versione di Internò". Versione che presupponeva il suicidio del calciatore argentano, non si sa bene per quale motivo, visto che aveva soldi, fama, amava la vita e giocare a calcio. Non si è suicidato Bergamini e ieri l’avvocato Anselmo ha messo in fila tutti i punti oscuri e meno oscuri che lo attestano. E indicato l’imputata tra i colpevoli. Per poi mettere in luce il coraggio della sorella del calciatore. "Pensate - ha concluso - al cuore e al fegato che ha avuto questa donna fino a qui, sentire parlare in quel modo disonesto di suo fratello, ragazzo semplice e cristallino. Pochi giorni fa avrebbe compiuto 62 anni". E qui Donata a malapena è riuscita a trattenere le lacrime. "Oggi vi ho dimostrato che erano milioni i motivi per indagare e che l’imputata non è affatto cambiata. Quindi vi chiedo giustizia".