CECILIA BANDIERA *
Cronaca

Ddl sicurezza, la battaglia: "Nuovi reati e aggravanti. Si preferisce reprimere piuttosto che prevenire"

La presidente della Camera penale dopo l’astensione di tre giorni: "L’atto contrasta con i fondamenti costituzionali del diritto penale liberale" .

Ddl sicurezza, la battaglia: "Nuovi reati e aggravanti. Si preferisce reprimere piuttosto che prevenire"

Cecilia Bandiera, al centro, è la presidente della Camera penale

Anche la Camera penale ferrarese ha aderito alla manifestazione nazionale organizzata a Roma il 5 novembre dall’Ucpi, alla quale hanno partecipato membri dell’avvocatura e dell’accademia per un confronto sul Ddl sicurezza, approvato alla Camera e ora in discussione al Senato, per sollecitare il Parlamento ad adottare le opportune modifiche alle norme del pacchetto in senso conforme alla Costituzione. Con la manifestazione è stata indetta un’astensione di tre giorni dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale. Si tratta di un disegno di legge che, contrastando totalmente con quelli che sono i fondamenti costituzionali del diritto penale liberale, si pone in palese conflitto con i più elementari principi di civiltà giuridica e possiamo dire di buon senso.

Invocando una crescente esigenza di sicurezza dei cittadini, ma ignorando le recenti statistiche che, invece, ci descrivono un paese in cui vi è una sensibile riduzione dei reati, vengono introdotte nuove fattispecie di reati e nuove aggravanti. In linea con le precedenti compagini governative, si continua, quindi a preferire alla prevenzione la

repressione. Mai prima d’ora, con un disegno di legge si era previsto un numero così spropositato di aumenti di pena, di aggravanti, ciò in aperto contrasto con i principi costituzionali di proporzionalità, eguaglianza, offensività e determinatezza. Si pensi all’introduzione dell’aggravante comune che prevede l’aumento di pena se il reato viene commesso in prossimità di una stazione ferroviaria o di una metropolitana. Ed ancora, non è dato comprendere per quale motivo in un’ipotesi di corruzione, si debba considerare più grave la condotta del pubblico ufficiale che riceva la bustarella all’ingresso della stazione di Ferrara, piuttosto che nello stesso ufficio pubblico o addirittura a casa del corruttore. Ed è del tutto sconvolgente prevedere la carcerazione per donne incinte e madri di prole di tenera età. Neanche il codice Rocco era arrivato a tanto.

È un pacchetto sicurezza che ha come suo dichiarato e allo stesso tempo preoccupante obbiettivo quello di criminalizzare il disagio ed il dissenso politico, anche quando questo si manifesta attraverso la forma della resistenza passiva. Con la conseguenza che assisteremo all’aumento di sempre più ulteriori fenomeni criminogeni a cui lo Stato sarà in grado di rispondere solo attraverso l’esibizione dei propri muscoli. In conclusione, siamo in presenza di un provvedimento figlio di una visione di uno Stato padrone, che si inserisce in un contesto politico caratterizzato da un’incessante propaganda che sembra non conoscere limiti. Ci si disinteressa delle statistiche e del fatto che, come da sempre evidenziato, gli aumenti di pene, l’introduzione di nuove fattispecie, non hanno alcuna incidenza in termini di riduzione di condotte criminose.

* presidente Camera penale Ferrara