Ferrara decide, finalmente, di posare le prime quindici pietre d’inciampo rafforzando così lo sforzo sulla Memoria. Come valuta questa iniziativa?
"È un’iniziativa estremamente lodevole – risponde David Meghnagi, presidente del Comitato accademico europeo per la lotta all’antisemitismo – che conferma una grande attenzione alle istanze delle minoranze (e in parte di quella ebraica) da parte di questa amministrazione. Ma, il fatto ancor più rilevante, è che questa iniziativa viene intrapresa in un periodo storico come questo nel quale assistiamo al tentativo di svuotare di significato la giornata della Memoria. Devo dire, però, che il Comune di Ferrara e il sindaco Alan Fabbri hanno già manifestato anche in altre occasioni una spiccata sensibilità a queste istanze".
Professore, a cosa si riferisce in particolare?
"Dopo l’eccidio del 7 ottobre, ho fatto un appello a tutti i sindaci d’Italia per manifestare vicinanza a Israele e al suo popolo. Ebbene, il sindaco di Ferrara è stato uno dei primissimi a livello nazionale a rispondere a questo appello. Una risposta empatica, partecipata che si è tradotta in una bella iniziativa: il Castello è stato colorato con i bianco e l’azzurro della bandiera israeliana. Un’ulteriore dimostrazione di vicinanza a Israele e al suo popolo, senza ambiguità o tentennamenti".
Dopo il 7 ottobre stiamo assistendo – anche a Ferrara, benché ci siano buoni anticorpi irrobustiti anche da queste azioni – a una preoccupante recrudescenza di antisemitismo più o meno conclamato.
"L’antisemitismo viene da lontano, ma la cosa più inquietante è che in questi tempi assume forme differenti rispetto a quelle che aveva – ad esempio – negli anni ’70. L’antisemitismo, che ha una sua specificità, incarna la manifestazione più perversa dell’odio dell’uomo verso l’ebreo in quanto tale. Adesso, contro Israele e il suo popolo, si concentrano tutte le ideologie contro il 'Sistema' e contro i valori Occidentali. La cosa peggiore è la narrazione".
Spesso si tende a giustificare certe prese di posizione contro Israele, nel dibattito politico. Si riferisce a questo?
"Non solo. Israele è diventato il capro espiatorio di tutte le ’colpe’ dell’Occidente. Un bersaglio per colpire il ’colonialismo europeo’. Si è centralizzato sul popolo ebraico un odio pervasivo, che deve essere contrastato".
In che modo opporsi a questa onda preoccupante?
"Serve un’alleanza forte e solida di tutte le forze, trasversalmente, che credono e difendono i valori delle democrazie occidentali".
Al di là delle iniziative intraprese sul piano locale, da un’amministrazione di centrodestra, nel dibattito politico italiano ci sono ancora tante ambiguità. Come se lo spiega?
"Le ambiguità – al di là dei movimenti estremisti – arrivano per lo più da sinistra. Ma c’è un motivo di carattere storico, benché nel 1948 l’Urss si sia apertamente schierata a favore della nascita dello Stato d’Israele. La cultura sovietica, che ha influenzato molta parte della dialettica comunista italiana, è sempre stata profondamente anti-sionista. Movimento – il sionismo – che ha permesso la nascita di Israele. Di qui l’ambiguità a sinistra, che si trascina tutt’ora e che dimostra come di fatto la nascita dello stato non sia mai stata – soprattutto moralmente, oltre che culturalmente – accettata del tutto. Un po’ la stessa ambiguità che persiste nel dibattito teologico all’interno di ampi settori del mondo cattolico".
Federico Di Bisceglie