ll figlioletto ha poco più di un anno, si chiama Vittorio. Dice di averlo fatto per lui. "Quando è nato ho capito che era arrivato il momento di cambiare, basta con quegli orari, con quel mondo". Il mondo è quello dei bar, a dire basta è Marcello Maneghini, 36 anni. Che ha lasciato il bancone del cocktail bar dove lavorava, girandola di drink colorati, ore piccole e straordinari quando la notte cede il passo all’alba, per rispolverare i ferri di un mestiere antico e ormai in via d’estinzione. Ha aperto la ’Boutique del calzolaio’.
Il calzolaio, perché?
"Ho lavorato in un locale, poi in una manifattura dove ho imparato a fare scarpe e risuolarle, sistemare tacchi sbrecciati. Si trova a Gaibanella, è un punto di riferimento nel settore"
Un po’ d’esperienza, così ha deciso
"Beh, non proprio un po’. Alla fine sono figlio d’arte"
In che senso?
"Mio suocero, si chiama anche lui Vittorio, ha un laboratorio per riparare le calzature in via Saraceno. Anche mia suocera lavorava in questo settore, adesso è andata in pensione. Sono loro alla fine che mi hanno trasmesso questo sapere artigiano, quello di un mestiere che una volta era assai diffuso. In ogni paese, negli angoli di strada"
Adesso è arrivato lei. Ma la media resta bassa
"I calzolai in città si contano sulle dita di una mano o poco più. Mi riferisco a chi fa questo mestiere, non considero certo i punti per sistemare calzature che si trovano nei centri commerciali. Quelli sono per me un’altra cosa"
Dal bar al banchetto, dai drink alle suole nel laboratorio in via Giuseppe Fabbri. Un bel salto per stare vicino a suo figlio, per la sua famiglia. Ma rende?
"E’ troppo presto per tirare le somme, per tracciare un bilancio. Ho cominciato da una ventina di giorni. Per il momento vedo che ogni giorno il numero di persone che varcano la soglia aumenta, sono un punto di riferimento nel quartiere"
Le scarpe, si riparano ancora?
"Direi di sì, non è questo il punto. La gente prima di buttare via le cose adesso ci pensa due volte. Un po’ come succedeva in passato, si cerca di risparmiare"
Allora qual è il punto?
"Che le scarpe sono quasi tutte di plastica, ti metti le mani nei capelli quando provi a ripararle. Molto meglio una scarpa fatta di cuoio e pelle. Non c’è niente da fare, i nostri nonni la sapevano lunga".
Mario Bovenzi