
Jacopo Fioravanti, pendolare da 25 anni, racconta la sua esperienza sul treno 3961 per Bologna. Ritardi, carrozze e miglioramenti: la realtà di chi viaggia ogni giorno.
Jacopo Fioravanti lavora a Bologna per un’impresa. Sale ogni mattina, alle 7,05 sul treno 3961, direzione Bologna. Scende in stazione, sale sul bus per arrivare sul posto di lavoro. Fa il pendolare da 25 anni. Tanti. I ritardi, ci sono?
"Secondo l’impegno di Trenitalia Tper che si è tradotto in una carta dei servizi, i treni che arrivano con uno scarto che non supera i 5 minuti non sono da considerarsi in ritardo"
Cinque minuti non sono tanti
"Sulla carta certamente, la realtà è un’altra. Quel ritardo incide a cascata sul percorso di chi magari dopo il treno deve prendere un bus. Alla fine, quei cinque minuti diventano un ritardo di 25 sul posto di lavoro. E’ vero però che rispetto al passato siamo davanti a ritardi più contenuti"
Le carrozze?
"Hanno rinnovato sia le carrozze sia i locomotori. Fino al 2019 la linea era percorsa da treni di vecchia generazione. Poi sono stati fatti ingenti investimenti. C’è stata anche una finestra felice"
Una finestra felice?
"Un periodo, dal dopo Covid allo scorso anno, che i treni spaccavano il minuto. Poi il momento magico è finito"
Comunque alcuni vecchi problemi sono stati superati
"Certo, mi ricordo la fatidica segnalazione del blocco-porte. Se in cabina non arrivava il segnale, il conducente non poteva partire. Dovevano arrangiarsi. Si mandava un ferroviere a ‘pattugliare’ la porta in tilt o, metodo più semplice, veniva chiusa. Un disagio per i pendolari che dovevano percorrere un bel pezzo di corridoio. Questo
non succede più"
Una vita in treno, lo rifarebbe?
"Il treno è la scelta più intelligente, è un mezzo vincente. Ma deve essere curato, presidiato. Devono andare meglio".