di Cristina Rufini
"I Mazzoni sono del tutto estranei ai fatti. Lo sono da sempre, non ci sono prove, né indizi contro di loro, ma da due anni sono indagati di un delitto orrendo che ha loro distrutto la vita". L’avvocato Stefano Marangoni, che assiste Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 51 e 22 anni, si è preso un po’ di tempo prima di parlare, dopo avere appreso la notizia che la procura di Ferrara ha chiesto l’archiviazione delle accuse nei confronti dei suoi assistiti. Accuse gravissime: duplice omicidio volontario e distruzione dei cadaveri dei cugini Riccardo e Dario Benazzi, 64 e 70 anni, uccisi a fucilate il 28 febbraio del 2021 e poi i corpi dati alle fiamme, all’interno dell’auto di Riccardo. Un delitto efferato per il quale gli unici indagati sono stati i Mazzoni, che all’epoca dei fatti vivevano a una manciata di passi dal terreno dove i cugini Benazzi erano stati assassinati. "Quello che mi ha colpito - prosegue l’avvocato Marangoni - in prima battuta e che faccio fatica a non esternare è la facilità con cui siamo passati da una richiesta di carcerazione preventiva per i miei assistiti all’istanza di archiviazione di tutte le accuse. A fronte di uno stesso quadro indiziario". Quadro indiziario che per il legale dei due indagati non esiste proprio. Una soddisfazione velata, come emerge chiaramente dalle parole dell’avvocato Marangoni, da tutto il tempo trascorso. "I Mazzoni sono entrambi molto provati da quando accaduto - conclude il legale - ora c’è una richiesta di archiviazione da parte della procura, ma in questi due anni i miei assistiti sono stati sospettati di essere degli efferati assassini, senza che ci fosse una benché minima prova contro di loro. Hanno perso il lavoro e ora aspettano che la vicenda si concluda, per cercare di rimettere in piedi la loro vita. Anche con un’archiviazione, le tracce di quanto subito rimaranno indelebili".
Il delitto. Riccardo e Dario Benazzi quella domenica mattina di febbraio del 2021, erano andati nel campo vicino al podere dei Mazzoni, di proprietà di un parente di padre e figlio, per smontare il prototipo di impianto eolico ideato da Riccardo e da un socio dell’azienda Gaia, che divenne poi proprietaria del brevetto. Struttura che era rimasta, inutilizzata, in quel fazzoletto di terra vicino Italba. Poco dopo il loro arrivo, si presenterano i Mazzoni e un po’ dopo lo zio di Manuel, proprietario del terreno che chiese ai Benazzi spiegazioni sulla loro presenza lì. Erano le 10.25 circa, l’uomo dichiarò di essersi trattenuto fino alle 10.40. Che cosa sia accaduto dopo non è chiaro: secondo quanto ricostruito dalla procura il lavoro di smontaggio del prototipo è andato avanti per poco tempo. Ma quando sono stati uccisi i cugini? (Riccardo con due colpi di fucile, uno alla gamba e uno alla nuca e Dario freddato con uno soltanto alla nuca). Poco dopo le 10.15, come ha raccontato un testimone che vive poco distante, il quale ha udito 45 colpi? Oppure tra le 12.30 e le 13, quando un altro abitante della zona ha sentito altri colpi di fucile? Ma, soprattutto, sparati da chi?