FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Cugini uccisi e bruciati. Il giudice ‘riapre’ l’inchiesta. Disposti nuovi accertamenti. Focus su una terza persona

Il gip non ha accolto la richiesta di archiviazione della procura, 120 giorni per le attività. La difesa dei due indagati: "La nostra posizione non cambia, siamo tranquilli e attendiamo".

Cugini uccisi e bruciati. Il giudice ‘riapre’ l’inchiesta. Disposti nuovi accertamenti. Focus su una terza persona

Cugini uccisi e bruciati. Il giudice ‘riapre’ l’inchiesta. Disposti nuovi accertamenti. Focus su una terza persona

Nuovi accertamenti e focus su una terza persona presente sul luogo del delitto. Dopo tre anni di indagini e la richiesta di archiviazione della procura, l’inchiesta sul duplice omicidio di Rero sembrava destinata a un binario morto. Ieri mattina, invece, il giudice per le indagini preliminari Silvia Marini ha ribaltato la situazione, rigettando l’istanza di chiudere il caso senza responsabili. Si riaccende quindi un barlume di speranza di arrivare alla verità sulla morte di Riccardo e Dario Benazzi, i cugini uccisi a fucilate e dati alle fiamme il 28 febbraio del 2021 nelle campagne di Rero. Per quel delitto sono stati indagati Fillippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 50 e 22 anni che vivono nell’abitazione confinante con il terreno nel quale si è consumato il fatto di sangue. Quella mattina, lo ricordiamo, i due cugini avevano raggiunto quell’area di campagna per smontare i resti di un prototipo di impianto eolico. A due settimane dall’udienza nella quale le parti hanno discusso in tribunale l’opposizione alla richiesta di archiviazione, il giudice ha sciolto la riserva restituendo gli atti al pubblico ministero Ciro Alberto Savino e invitandolo a svolgere nuove indagini. Il termine stabilito è di 120 giorni.

Nella pagina e mezzo di provvedimento notificato ieri mattina alle parti, il gip Marini fornisce alcune linee lungo le quali la procura dovrà muoversi. Indicazioni che ricalcano in buona parte le osservazioni dell’avvocato Denis Lovison, difensore dei familiari di Dario Benazzi. Una parte della nuova attività sembra destinata a ruotare intorno a quella terza persona che quella maledetta mattina era presente sul luogo in cui sono stati uccisi i Benazzi. Quel soggetto, scrive il giudice, è "l’ultimo ad avere visto le vittime in vita". Potrebbe quindi risultare utile una sua "ulteriore audizione". Al di là di questo, Marini entra nel merito dei punti toccati dall’opposizione di Lovison, a partire da quello relativo alle tracce di Dna risultate non compatibili con le vittime. "Potrebbe essere utile – prosegue il giudice – effettuare, oltre che l’inserimento dei profili in banca dati, la comparazione del materiale genetico con il Dna dell’altro soggetto presente sul luogo del delitto la mattina del 28 febbraio 2021". Il secondo passaggio riguarda invece la presenza di lantanio sulla maglia di cotone di Manuel Mazzoni. Secondo il giudice risultano "opportuni" gli approfondimenti richiesti dalle persone offese, al fine di capire se quelle tracce possano ricondurre a uno sparo. Una terza indicazione del gip riguarda infine la possibilità di svolgere un accertamento tecnico finalizzato a stabilire il numero minimo di persone necessarie per portare a termine l’azione successiva all’omicidio, cioè caricare i cugini in auto, spostare la vettura di qualche centinaio di metri e darla alle fiamme. Sulla base di tutti questi elementi, il tribunale ha ritenuto che la richiesta della procura non potesse essere accolta.

"La decisione del giudice imprime una sterzata alle indagini verso un terzo soggetto – è il commento dell’avvocato Stefano Marangoni, legale dei Mazzoni –. Per i miei clienti la situazione rimane invariata, a loro carico ci sono soltanto dei meri sospetti". Secondo il legale, infatti, la necessità di fare approfondimenti sulla traccia di Dna è finalizzata "a verificare se appartenga a questa specifica terza persona. In ogni caso, non sarebbe una prova del fatto che i miei assistiti abbiano commesso l’omicidio". L’unico passaggio che suscita lo stupore di Marangoni è quello relativo alle tracce di Lantanio trovate sulla maglia di Manuel. "Non è una particella indicativa dello sparo – scandisce –. Su questo aspetto ha già risposto il perito, che non è certo l’ultimo arrivato. Il Lantanio è presente anche nelle pietre focaie dei normali accendini. E Manuel Mazzoni è un fumatore. In ogni caso – conclude il legale – per noi non cambia nulla, rimaniamo tranquilli e aspettiamo gli sviluppi".