CRISTINA RUFINI
Cronaca

Cugini carbonizzati. L’amarezza dei parenti:: "Su questo delitto c’è troppo silenzio"

A tre anni dal terribile omicidio di Riccardo e Dario Benazzi a Rero. Nicla, la nipote del più anziano chiede finalmente giustizia. "Ogni giorno attendiamo notizie: non ci fermeremo. Fuori la verità".

Cugini carbonizzati. L’amarezza dei parenti:: "Su questo delitto c’è troppo silenzio"

Cugini carbonizzati. L’amarezza dei parenti:: "Su questo delitto c’è troppo silenzio"

Da quella domenica di fine febbraio 2021, era il 28, sono trascorsi più di tre anni, ma l’orrendo omicidio dei cugini Benazzi, Riccardo e Dario attende ancora una verità da consegnare ai loro cari. A chi non ha perso solo un padre, un nonno, un marito, ma anche la spensieratezza che un delitto così atroce ti ruba, senza la possibilità di riaverla indietro. Neanche di fronte alla scoperta dei responsabili. Nicla – la nipote di Dario, 70 anni, ucciso insieme al cugino Riccardo di 63 anni e poi dati alle fiamme – insieme alle zie Romina e Michela e alla nonna Armanda, moglie di Dario (assistite legalmente dall’avvocato Denis Lovison), attendono verità e giustizia. "E non ci fermeremo – sottolinea Nicla, per se stessa e per tutte loro – ora aspettiamo questo supplemento di indagine ordinato dal giudice alla procura. Ma se anche questi ulteriori accertamenti non dovessero portare a nulla, non ci fermeremo. E proveremo a fare quel rumore che ora, per rispetto delle indagini, non stiamo facendo". Impossibile non comprenderle. Per il delitto sono indagati Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio che quella domenica abitavano in un podere vicino a dove si è consumato il duplice omicidio. Ma la procura, dopo quasi due anni e mezzo, aveva chiuso le indagini con la richiesta di archiviazione. Istanza che il gip Silvia Marini all’inizio di novembre scorso, ha respinto ordinando altri accertamenti, anche su un’altra persona che si trovava quella domenica nel luogo del delitto. Concedendo alla procura 120 giorni di tempo.

Nicla, sono trascorsi già anche i 120 giorni di tempo concessi per la proroga delle indagini imposta dal giudice alla procura, anche se si sa che si tratta di tempi abbastanza flessibili, che cosa vi aspettate che accada?

"Ci aspettiamo rispetto. Sappiamo che questo non servirà a ridarci indietro mio nonno, ma per questa morte atroce serve giustizia. E sinceramente ci aspettavamo di sapere già qualcosa. Siamo sempre in ansia, aspettiamo una notifica, una mail che ci comunichi qualcosa. Ma non arriva".

E questo aggrava ancora di più una condizione già devastante, immaginiamo?

"Certo. Sappiamo che dobbiamo andare avanti e lo facciamo, ma ogni sera prima di addormentarci e ogni mattina che ci alziamo il pensiero va lì".

A che cosa in particolare?

"Ai flash di vita vissuta con lui. Cerchiamo di immaginarci da quel poco che siamo venuti a sapere, che cosa possa essere accaduto. Che cosa possano avere patito. Mia nonna (la moglie di Dario, ndr) non vive più. Non si è ripresa. Mangia a fatica".

Che cosa è mancato, per quanto vi possiate essere fatti un’idea, nelle indagini?

"Sappiamo che sono stati messi insieme tanti piccoli indizi, che secondo noi potrebbero aiutare a ricostruire che cosa è accaduto, provare che cosa è successo. Piccoli indizi che speriamo ci portino a un processo e lì poterli elaborare meglio: non siamo mai riusciti ad avere riscontri, a capire dove sia stato l’intoppo nelle indagini. Ci aspettavamo che venissero fatte molte più domande".

Quello che vi aspettate possa accadere ora?

"Certo, abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando non è stata accolta l’archiviazione. Ma ora vorremo anche capire che cosa è stato fatto. Abbiamo necessità di capire e di avere risposte".

Sono passati tre anni da quanto tuo nonno è stato ucciso, che cosa ti manca di più?

"E’ difficile fare un elenco o dare priorità, ho mille cose che mi passano per la testa, insieme a tanta rabbia e tristezza. Di lui ci manca tutta: era lui che riusciva a tenere unita la famiglia, che aveva sempre un pensiero per tutti. E questo manca tantissimo. Anche se cerchiamo di ’trovarlo’ in alcuni aspetti".

Tipo?

"Lui era un uomo super, sempre presente con tutti. Ci attacchiamo, io e le mie zie, ai piccoli segnali che pensiamo sia lui a mandarci: come se vediamo una farfalla rossa e nera, che erano i suoi colori, perché tifoso del Milan e della Ducati, ci illudiamo che sia un suo messaggio. E’ sempre presente nella nostra vita".

La speranza di avere giustizia non l’avete mai persa, cosa altro però vi ha amareggiato in tutti questi anni?

"Abbiamo rabbia per il silenzio che c’è su questo caso, vediamo omicidi di cui si parla molto, ovunque. Per noi no, quasi sembra che non sia stata data importanza a queste morti, difficile anche da spiegare, ma ci fa un po’ male. Non capiamo il motivo di questo alone di silenzio che c’è sempre stato su questo caso. Tutto questo ci amareggia, ma non ci scoraggia. Vogliamo la verità e la otterremo".