Ferrara, 18 giugno 2023 – “Non si può chiudere un caso del genere in questo modo, gli elementi ci sono tutti. Vogliamo giustizia e non ci fermeremo”. La famiglia di Dario Benazzi è tutta riunita a casa della nipote Nicla Perego. È lei a farsi portavoce della rabbia e dell’amarezza di chi da due anni aspetta la verità sul duplice omicidio di Rero. Con lei ci sono Michela e Romina Benazzi, figlie di Dario, e Armanda Parenti, moglie della vittima. Di recente la procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Dario e del cugino Riccardo Benazzi, uccisi a fucilate e dati alle fiamme nelle campagne di Rero. Per i parenti è stata una doccia gelata. Ora l’unica speranza è appesa all’opposizione alla richiesta di archiviazione depositata dal loro legale, l’avvocato Denis Lovison, e alla successiva decisione del giudice per le indagini preliminari. "L’idea di archiviare era già nell’aria da qualche tempo – afferma Perego –. Pensavamo però che, alla fine, la procura sarebbe andata avanti. Quando ci è stata notificata l’istanza siamo rimasti sconcertati e delusi". I familiari di Dario sanno bene che in questo giallo "manca la prova regina", ma sono convinti che gli elementi per risalire ai responsabili ci siano. "Gli indizi sono tanti e portano tutti a quelle persone (indagati per il duplice omicidio sono Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 51 e 22 anni, ndr) – prosegue la nipote –. Non si può chiudere un caso di tale gravità. Per questo siamo arrabbiati e delusi".
Il rischio, per i parenti di Benazzi, è che la richiesta di archiviazione sia l’anticamera del ‘dimenticatoio’ per l’orrore di Rero. "Mio nonno era conosciuto e amato a Italba – scandisce Perego –. In paese ancora si parla della vicenda e ci si interroga. Non vogliamo che tutto finisca in un buco nell’acqua. Per questo lanciamo un appello al giudice che valuterà il caso: provi a mettersi nei nostri panni. Chiediamo di non chiudere l’inchiesta e andare avanti". Secondo figlie, moglie e nipote di Dario "la pista battuta finora è quella giusta. Pensiamo anche che ci sia qualcuno che sa, ma non parla".
Il ragionamento sui futuri scenari giudiziari cede il posto ai ricordi di un caro scomparso in maniera tanto tragica quanto inspiegabile. "Mio nonno era lì per caso – premette Nicla –. Non voleva nemmeno andarci, ma Riccardo ha insistito per avere compagnia. Secondo noi il cugino di mio nonno aveva paura e ha voluto andare a smontare l’impianto eolico con qualcuno per sentirsi più sicuro".
Ma chi era Dario Benazzi e quale memoria conservano nei loro cuori le persone che gli hanno voluto bene? È sempre Nicla Perego a raccontarlo. "Per me mio nonno è stato un padre – spiega –. Sono cresciuta con lui e lo stesso vale per i miei figli. Sapeva tenere unita la famiglia, amava la vita e la compagnia. La sua casa di Italba era sempre piena di gente". È anche per questo, per onorare la memoria di un uomo amato da tutti e morto per un terrificante scherzo del destino che i familiari vogliono andare fino in fondo. "Noi non ci fermiamo – è la conclusione –. Nelle carte c’è scritto tutto, è impossibile non capirlo. In un modo o nell’altro, pretendiamo la verità".