CRISTINA RUFINI
Cronaca

Il giallo di Ferrara: cugini carbonizzati, scontro sull’archiviazione

In aula l’opposizione alla richiesta di chiudere senza responsabili. I parenti delle vittime: "Tutti gli indizi portano ai Mazzoni". La difesa: "La loro unica colpa è essere estranei con questo caso"

Le figlie e la nipote di Dario Benazzi con il loro avvocato, al termine dell’udienza

Le figlie e la nipote di Dario Benazzi con il loro avvocato, al termine dell’udienza

Ferrara, 19 ottobre 2023 – “L’unica colpa dei miei assisti è quella di essere innocenti". Parole forti che l’avvocato Stefano Marangoni, legale di Filippo e Manuel Benazzi, padre e figlio di 50 e 22 anni – accusati di avere ucciso e poi dato alle fiamme i cugini Riccardo e Dario Benazzi – ha pronunciato ieri all’inizio della sua esposizione davanti al giudice Silvia Marini.

Per poi proseguire con l’evidenziazione di tutti gli elementi che secondo lui attestano la non colpevolezza dei suoi assistiti.

"Ritengo ci siano già tutti gli elementi, comprese le varie consulenze, che scagionano i Mazzoni completamente - ha proseguito Marangoni al termine dell’udienza davanti al gip Marini per discutere l’opposizione all’archiviazione delle accuse – i miei assistiti non lo hanno compiuto questo omicidio e la stessa Procura nella richiesta di archiviazione parla di ’meri sospetti’. Elementi mancanti già evidenziati in fase di richieste di misure cautelari, sempre respinte dai giudici".

Nel corso dell’udienza Marangoni ha poi elencato alcuni passaggi fondamentali, per lui, a testimonianza che non ci sono indizi né prove contro i Mazzoni: dall’orario dei tre spari uditi "intorno alle 12.30/13, quando i Mazzoni erano già in viaggio verso i Lidi, all’assenza di tracce di dna delle vittime da poter ricondurre ai miei assistiti. Se avessero avuto a che fare con tutto questo – ha sottolineato – qualcosa sarebbe stato trovato, sicuramente".

Di altra opinione i legali che assistono i parenti delle vittime, Denis Lovison e Massimiliano Sitta.

"Attendiamo fiduciosi la decisione del giudice – hanno commentato Lovison e Sitta – e riteniamo che ci siano elementi plurimi e convergenti sui due indagati. Elementi sufficienti per sostenere un processo – aggiungono - Abbiamo anche chiesto ulteriori approfondimenti da far eseguire ai Ris che secondo noi sono mancati in fase di indagini. Il nostro obiettivo non è solo andare a processo, ma arrivare alla condanna dei responsabili".

Presenti in aula per l’intera durata dell’udienza, le due figlie di Dario: Romina e Michela e Nicla, l’adorata nipote, figlia di Sabrina, la terza figlia di Dario morta qualche mese dopo l’orrendo delitto. E anche Sara, la figlia di Riccardo.

"Non ci fermeremo davanti a niente – hanno sottolineato Michela, Romina e Nicla – dobbiamo andare avanti. E’ indiscusso che tutti gli indizi portano a loro. E noi vogliamo che venga fatta giustizia. Non è possibile che non si trovino i responsabili di un simile delitto".

Poi un appello finale di Nicla. "Se c’è qualcuno che sa – ha quasi supplicato la nipote di Dario – deve parlare. Chi non lo fa è complice. Qualcuno c’era lì quella domenica mattina. Se sa e non parla, è un comportamento disumano".

Dario e Riccardo Benazzi sono stati uccisi a fucilate, con un calibro 12, il 28 febbraio del 2021, nelle campagne di Rero. I loro corpi poi caricati sul sedile posteriore della Polo della ex mogile di Riccardo, e poi dati alle fiamme.

Un delitto che rischia seriamente di rimanere irrisolto. Sui cui la procura dopo oltre due anni di indagini, ha presentato richiesta di archiviazione.