Accendere un riflettore sullo stato di profonda crisi che sta investendo il settore della metalmeccanica nel Ferrarese, dove è concreto il rischio di una vera "catastrofe sociale". È questo lo scopo dello sciopero di otto ore del settore, proclamato dalle segreterie territoriali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm per la giornata di domani e che vedrà a Copparo una grande manifestazione, con un corteo che dalle 9.15 prenderà il via dinanzi ai cancelli dello stabilimento Berco per raggiungere piazza del Popolo, dove si alterneranno gli interventi di delegati sindacali di imprese del territorio e dei segretari nazionali Ferdinando (Fim Cisl), Rocco Palombella (Uilm Uil) e Michele de Palma (Fiom Cgil). La vertenza che sta riguardando la Berco, assieme a quella della Regal Rexnord di Masi Torello sono solo la punta dell’iceberg della drammatica situazione che sta vivendo il comparto nella nostra provincia, che sta mettendo in luce tutte le proprie fragilità. Ed è per questo che è necessario intervenire concretamente, come hanno spiegato i segretari provinciali delle tre sigle sindacali Stefano Bondi (Fiom Cgil), Patrizio Marzola (Fim Cisl) e Alberto Finessi (Uilm) nell’illustrare l’iniziativa di domani. Partendo dai numeri: "Abbiamo fatto ricerche e un dato di marzo 2024 ci dice che sul territorio ferrarese sono più o meno 9-10mila i dipendenti nel settore metalmeccanico. Ad oggi, nelle realtà industriali sindacalizzate che gestiamo, sono più di 3.300 i lavoratori coinvolti tra cassa integrazione, contratto di solidarietà e procedure di licenziamento aperte. Più di un terzo. E a questi vanno aggiunti casi che non conosciamo di aziende artigiane e piccole imprese". Dunque, occorre avviare un ragionamento che coinvolga tutti i livelli istituzionali, sindacati e altri enti per valutare e mettere in campo azioni per invertire una tendenza che rischia di avere un pesantissimo impatto sociale e su tutto l’indotto: "Servono infrastrutture, investimenti, politiche che permettano alle imprese di affrontare le ricadute degli aumenti del costo dell’energia, del gas, delle materie prime e dei conflitti internazionali. Una sorta di Piano Marshall". E lo sciopero di lunedì, "che da anni non si vedeva" – come evidenzia Patrizio Marzola, vuole essere punto di partenza per un confronto urgente: "In passato, grazie ad un accordo tripartisan tra Confindustria, Federmeccanica, sindacato e istituzioni sono stati realizzati investimenti nel Ferrarese. E questo significa che accordi si possono trovare, per fronteggiare le difficoltà di un territorio lontano dalla via Emilia e che necessità di importanti interventi per essere attrattivo". Come ricorda Alberto Finessi, la moria importanti realtà è in corso da tempo, riferendosi alle ferite lasciate dalle chiusure di BBS, Romagna Ruote, Dora Acciai, le difficoltà di Lamborghini-Ferroli, Tecopress e altre imprese: "Dobbiamo capire i motivi per cui le aziende non riescono a sopravvivere. Non possiamo più permetterci di perdere posti di lavoro, perché ne va della tenuta sociale di un intero territorio", che ha nervi scoperti anche in altri settori produttivi come automotive e la preoccupazione sul fronte Petrolchimico di Ferrara. Da parte delle Rsu Berco è stato positivamente accolto l’avvio della manifestazione dinanzi allo stabilimento di via I Maggio, tra le aziende simbolo della crisi. L’invito a partecipare è rivolto a tutti, cittadini e famiglie, per far sentire la voce della comunità. Legacoop Estense annuncia che aderirà alla manifestazione, esprimendo grande preoccupazione "per le situazioni di crisi aperte in provincia di Ferrara", come dichiara il presidente Paolo Barbieri, "anche in considerazione del fatto che ci troviamo in una provincia già fragile".
Valerio Franzoni