Non si placa la polemica sull’ipotesi di realizzare un Cpr (Centro di Permanenza per i Rimpatri) a Ferrara, sul quale c’è uno studio di fattibilità. Sull’argomento la città si è divisa. Da una parte si sono schierati l’arcivescovo e le opposizioni, definendo tale luogo "carcere a cielo aperto", dall’altra il sindaco Alan Fabbri e la sua giunta. Al fianco di quest’ultimo si piazza l’associazione Ferrara Oltre, che esplicita il suo punto di vista sulla spinosa questione attraverso una lunga lettera che prende le mosse dal "tema sostanziale. Cosa sono i Cpr? Non sono centri di accoglienza bensì luoghi volti ad assicurare una più efficace esecuzione dei provvedimenti di espulsione dello straniero – si legge nel documento –. Sono previsti dal decreto l egislativo 2861998, noto anche come ‘Turco-Napolitano’, dal nome dei due promotori all’epoca esponenti dei Democratici di Sinistra che non sono certamente ascrivibili al centrodestra e poi rafforzati dal decreto legge 132017 a firma Minniti, esponente del Pd, anch’esso non ascrivibile all’area di centrodestra. Si tratta, quindi di luoghi di raduno degli stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione. L’accoglienza, l’inclusività e l’integrazione non c’entrano nulla in questo caso. Né risulta chiaro come i critici vogliano gestire la questione degli immigrati destinatari di un provvedimento di espulsione".
Se proprio si vuole condurre una battaglia sul punto, prosegue Ferrara Oltre, "non deve essere né contro il sindaco né contro i Cpr ma contro il fatto che in questi centri vengono ospitate anche persone condannate in via non definitiva, in spregio ai dettami della nostra Costituzione. A patto ovviamente che analoga battaglia sia condotta coerentemente anche per altre circostanze simili. Riteniamo positivo – si legge ancora nella lettera – che il vescovo intervenga nelle questioni cittadine, in nome di un’autentica laicità che dovrebbe prevedere il contributo delle confessioni religiose alla vita pubblica. Tuttavia non possiamo fare a meno di notare che Perego prenda posizione solo e soltanto sulle questioni relative l’immigrazione e non su anche su altre questioni che meriterebbero un’uguale attenzione pastorale, come l’educazione dei giovani, le baby gang, le difficoltà delle famiglie, gli anziani. Comprendiamo anche il ‘disagio che proviamo a vedere maltrattata una figura che per noi è paterna e fraterna’, tuttavia rileviamo che simile disagio non è stato espresso da tali soggetti allorquando, esattamente dieci anni fa, l’allora arcivescovo fu bersaglio della politica per certe sue posizioni in tema di educazione, giovani e movida. Esprimiamo perciò – conclude l’associazione – la nostra solidarietà al sindaco che sta facendo quello che un primo cittadino deve fare: assicurare la leale collaborazione con le istituzioni statali nella gestione del fenomeno immigrazione e nella tutela dell’ordine pubblico".