REDAZIONE FERRARA

"Così tengo vivo il ricordo di Scantamburlo"

Comacchio, l’ex ispettore Giacomo Rizzati era amico del carabiniere ucciso nel 2006 e da 18 anni si occupa del Cippo a lui dedicato

Il vice brigadiere Cristiano Scantamburlo venne. ucciso da un pregiudicato nel. 2006

Il vice brigadiere Cristiano Scantamburlo venne. ucciso da un pregiudicato nel. 2006

Nel Delta tutti conoscono la triste storia del vice brigadiere Cristiano Scantamburlo, ucciso a sangue freddo da un pluripregiudicato la notte del 12 febbraio 2006, e per quel sacrificio insignito della Medaglia d’Oro al Merito dell’Arma. Da allora ogni anno, alla presenza dei genitori e delle Autorità civili e militari, il fatto di sangue é ricordato presso l’apposito Cippo, realizzato sul luogo della tragedia a San Giuseppe di Comacchio. Pochi però sono a conoscenza della "storia" del Cippo.

Sul luogo della tragedia, uno sconosciuto, a ricordo del sacrificio di Cristiano, depose un sasso del peso di una decina di chilogrammi, che spesso veniva spostato. Uno spostamento che non sfuggì all’attenzione dall’Ispettore della Polizia Locale di Comacchio Giacomo Rizzati, oggi in quiescenza e socio dell’Associazione Nazionale Carabinieri (Anc) di Lagosanto, che avendo conosciuto Cristiano quando era in servizio a Porto Garibaldi, ne aveva apprezzato le indiscusse doti umane e professionali, tanto da diventarne un suo amico.

Giacomo, per evitare lo spostamento della pietra, pensò di realizzare qualcosa di più duraturo e più consono per ricordare la figura dell’eroe. Così chiese al sindaco dell’epoca Cristina Cicognani, se il Comune lagunare potesse farsi carico della realizzazione di un quadro marmoreo in memoria. Una richiesta esaudita e nel luogo Giacomo installò l’attuale lastra. Il primo cippo lo realizzò, nelle dimensioni attuali, su un prato verde donato dalla ditta Bonfatti, informando sempre Loredana, la mamma di Cristiano, che approvò lusingata. Si impegnò anche per mantenere il prato verde ed in seguito per agevolare le annaffiature ed il ricambio dell’acqua ai fiori freschi, Giacomo installo un’apposito tubo in gomma. Il tempo giocava a favore del degrado, così l’instancabile Rizzati pensò di apportare un’ulteriore modifica mantenendo fittoni e catene e con l’aiuto di alcuni operai della ditta Tomasi, in qualche giorno, venne realizzata la pavimentazione con blocchetti in porfido messi a disposizione dal Comune.

La storia del Cippo, sorto subito dopo la tragedia, é la narrazione di chi ha voluto omaggiare, in silenzio e con grande dedizione, un eroe del nostro tempo, informando ogni volta mamma Loredana, che ha sempre mostrato gradimento e affetto per Giacomo e tutti coloro che onorano il ricordo e la memoria del suo unico figlio. Oltre a quanto sopra, è giusto dare inoltre risalto al fatto che fin dalla sua realizzazione, il Cippo é costantemente manutenuto e tenuto pulito sempre da Giacomo Rizzati.

c. c.