di Federico Malavasi
Un’esistenza consacrata agli ideali della pace e della non-violenza, un faro sempre acceso per chi si riconosceva in questi valori. Una sintesi estrema, che non basta certo a esaurire la figura di Daniele Lugli e il segno che il suo impegno ha lasciato nel mondo delle istituzioni e nella galassia del sociale. Presidente del Movimento nonviolento e ex difensore civico, Lugli è morto ieri mattina all’età di 81 anni. A essergli fatale è stato un malore mentre faceva il bagno al Lido di Spina. La tragedia si è consumata alle 11.30 nel tratto di mare davanti al bagno le Piramidi. All’improvviso Lugli ha iniziato ad annaspare. La nipote ha dato l’allarme, ma i soccorsi sono stati vani.
Nato a Suzzara (in provincia di Mantova) nel 1941, Lugli si laurea in giurisprudenza a Unife. Dopo l’università intraprende la via dell’avvocatura e, nel maggio del 2008, diventa difensore civico dell’Emilia Romagna. Parallelamente ricopre un ruolo di primo piano nella nascita del Movimento Nonviolento, al fianco di Aldo Capitini. Movimento che lo vedrà prima nella segreteria e poi presidente nazionale. Con Pietro Pinna fa parte del Gruppo di Azione Nonviolenta, impegnato per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica e il sociale lo guida in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente universitario di Sociologia dell’educazione, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sanitarie, ambientali. Noto anche il suo impegno nel mondo della cultura: tra le altre cose è stato vicepresidente del teatro Comunale. Da sempre attivo nel terzo settore, è stato un punto di riferimento per chi si batteva per i diritti, l’inclusione e l’integrazione sociale e culturale. Fu inoltre nominato Ufficiale della Repubblica dal presidente Sandro Pertini. Lascia la moglie Rossana, la figlia Chiara e la nipote Elena.
"Ci stringiamo alla famiglia – è il messaggio di cordoglio del Movimento nonviolento –. Gli rivolgiamo questo pensiero di Aldo Capitini, che Daniele utilizzava in queste tristi occasioni: ‘A te che sei oggi davanti a noi come morto, porgiamo un saluto di gratitudine per tutto ciò che hai fatto da vivo e per tutto ciò che continuerai a darci in eterno. La tua parte c’è sempre stata nella nostra vita e sempre ci sarà: sappi che ne abbiamo veramente bisogno". "È certezza del vivere che con il tempo si allunga la fila dei volti cari che ci hanno lasciato, ma non si sa chi, come e quando – è il pensiero del biblista Piero Stefani – Dei precoci soggiorni al mare di Daniele ne parlavamo qualche giorno fa con Dante Leoni. Sono quelle piccole cose che restano impresse. Ma la morte suscita ben altri pensieri".