
di Stefano Lolli
L’emergenza Covid ha ‘congelato’ (temporanamente) le mostre della Fondazione Cavallini Sgarbi in Castello, ma il lockdown non ha bloccato il pressing dell’associazione ’Piazzaverdi’ nei confronti della convenzione tra il Comune e gli Sgarbi. Una convenzione, esordisce con asprezza Barbara Diolaiti (ex capogrupo dei Verdi in Consiglio comunale) "frutto di una delibera frettolosa, illegittima e servilista, che di fatto ha come obiettivo principale quello di assecondare le velleità di Vittorio Sgarbi e della sorella Elisabetta".
Rispetto alla polemica lanciata alcuni mesi, subito dopo l’approvazione della convenzione da parte della giunta, ‘Piazzaverdi’ ha fatto scattare la... Fase 2: "Il 29 aprile abbiamo indirizzato un esposto alla Provincia e alla Soprintendenza, oltre che al Comune – prosegue la Diolaiti –, suggerendo un ravvedimento, per riequilibrare un atto che va a esclusivo favore della Fondazone Cavallini Sgarbi". Che per un quinquennio, in teoria, potrebbe organizzare mostre in Castello con le opere di proprietà della Fondazione, "ricavando innanzitutto il 20% dell’introito di tutti gli accessi in Castello – interviente l’ex assessore comunale e regionale alla Cultura Alberto Ronchi –, garantendosi tutti i diritti sulla vendita dei cataloghi, e riservandosi ampie potestà sugli allestimenti e le nomine dei curatori. Ulteriore onere a carico del Comune, il vincolo di pagare anche i costi delle assicurazioni di tutte le opere, anche di quelle che non vengono esposte nelle mostre".
L’esposto non ha avuto di fatto esito: unica a rispondere è stata la presidente della Provincia Barbara Paron, con una lettera che la Diolaiti definisce "scarna e pilatesca, in cui dice fra l’altro che gli eventuali problemi di legittimità e amministrativi, sarebbero tutti a carico del Comune". In realtà la Provincia, sottolinea Ronchi, "non ha motivo per svicolare, anzi. Perché quella convenzione snatura le funzioni del Castello. Che da museo pronto ad ospitare, anche legittimamente, le mostre della Fondazione Cavallini Sgarbi, da quest’ultima viene plasmato a semplice contenitore. Il Castello, capace di attrarre 200mila visitatori l’anno, non ha bisogno di diventare ‘Sgarbiland’ – punge Ronchi –, gli Sgarbi hanno invece bisogno del Castello, per mettere a valore il proprio patrimonio".
E così dall’esposto si è passati, in questi giorni, alla diffida: "Invitiamo Comune e Soprintendenza a dare riscontro ai nostri rilievi – chiudono i promotori di ‘Piazzaverdi’ –, e la Provincia a riesaminare il proprio parere evasivo". Anche se, conclude Ronchi, è chiaro "l’obiettivo di aspettare la scadenza del mandato della Paron e, da dicembre, con il rinnovo della presidenza e del Consiglio provinciale, modellare anche la convenzione con il Comune in modo favorevole a questa operazione di presunto marketing culturale, che consegnerà di fatto il Castello al nuovo ’padrone’ della cultura cittadina".