
Nicola Lodi, condannato a 2 anni e 10 mesi, promette battaglia in Appello. Pronto a impugnare la sentenza di primo grado
"L’utilità conseguita da Nicola Lodi è stata quella di ottenere una ripercussione lavorativa sulle persona di Daniel Servelli che potesse ’silenziare’, in special modo sui social network, il suo attivismo critico rivolto contro la figura del vicesindaco". E ancora: "Il comportamento richiesto e ottenuto da Lodi è in realtà quello di una pressione morale strumentalmente esercitata su Servelli facendo leva sul proprio rapporto di lavoro". Perché "egli persegue un risultato, non gli importa il modo in cui viene raggiunto". Novanta giorni dovevano essere, e altrettanti sono stati per vedere depositate le attesissime motivazioni della sentenza di condanna – per induzione indebita a dare o promettere utilità – dell’ex vicesindaco e assessore dalle 10 deleghe, Nicola Lodi, per le presunte pressioni sulla Cidas. Finalizzate a spingere il presidente Daniele Bertarelli (a processo) a prendere provvedimenti disciplinari su un dipendente (la persona offesa, Daniel Servelli), reo di scritte offensive sui social contro lo stesso Lodi (diffamazione, per cui Servelli è stato condannato a una multa). Due anni e dieci mesi di reclusione, la pena, duemila euro di provvisionale, interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata della pena e incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno. Una sentenza, quella pronunciata il 17 dicembre, che ha fatto scattare la legge Severino, dunque la conseguente sospensione del leghista dalle cariche politiche per 18 mesi, generando un terremoto politico.
Il giudice Andrea Migliorelli, nelle 33 pagine di ’spiegazione’, sottolinea subito la delicatezza della decisione, "sia sotto il profilo personale, per ciò che concerne il discredito proveniente dal riconoscimento di colpevolezza per qualsiasi fattispecie di reato e, a maggior ragione, per un amministratore pubblico ciò che riguarda un delitto commesso nell’esercizio della sua funzione. Sia per le conseguenze che ne derivano in ordine all’applicazione della Severino".
Si parte dall’inizio, dal primo post di Servelli alla prima mail di Lodi a Bertarelli, dall’esposto della ex consigliera Anna Ferraresi che ’accese’ il caso, al contratto Comune-Cidas per la fornitura di servizi di 1.650.000 euro. "Una ricostruzione – precisa il gup – che non presta il fianco a particolari dubbi", "uno dei rari casi in cui lo sviluppo degli eventi emerge non solamente dal narrato delle varie persone ascoltate, ma che è stato cristallizzato in plurimi documenti, mail, registrazioni audio, video commenti sui social". Anche nell’occasione della prima mail a Bertarelli– il 3 maggio 2020 –, "dopo gli insulti rivolti da Servelli in presenza e sui social", Lodi "avrebbe ben potuto limitare la segnalazione a questo, alla semplice contumelia ricevuta, essendo in tal senso legittimo segnalare l’accaduto". Al contrario, però, sottolinea Migliorelli, Lodi "arriva addirittura a suggerire il provvedimento da adottare nei confronti di Servelli nell’ambito del suo rapporto di lavoro" con Cidas. A seguire, "l’evocazione dei buoni rapporti della cooperativa con l’amministrazione comunale, è circostanza forzata, strumentale e pretestuosa, a fronte di un accadimento di portata certamente non tale da compromettere i contratti in essere o, anche a livello di immagine, le relazioni tra i due enti".
Insomma Lodi "può certamente segnalare un evento illecito disciplinare di Servelli, ma non ha oggettivamente ragioni per richiedere un determinato provvedimento verso il lavoratore, a questo ricollegando conseguenze sull’ente". In quanto, "il veicolato concetto di compromissione dei rapporti è formula vaga", ma comunque "contraria al buon andamento della pubblica amministrazione, motivata solo dalla reazione al comportamento di Servelli e non da un qualche inadempimento dell’ente e da qualche condotta della cooperativa". Scrive ancora il giudice che, "se lette in controluce e non in maniera ingenua", dalle comunicazioni di Lodi "traspare che il vero motivo su cui si chiede di intervenire, non è la commissione di un reato di Servelli, peraltro sussistente solo nel primo dei suoi post, ma il fastidio per un attivismo critico che pone l’imputato in cattiva luce". Insomma Lodi "non si limita a una semplice segnalazione, ma chiama in causa situazioni e rapporti che poco o nulla hanno a che vedere con la questione, facendo implicitamente pesare la posizione coperta in Comune".
Motivazioni alla mano, ora la difesa è pronta a impugnarle. La battaglia – dove non mancheranno colpi di scena – si sposta in Corte d’Appello.